Dopo il clamore suscitato quattro anni fa dal progetto “Porte Franche 2” a Erbusco, al quale si opposero i comuni di Rovato e Cazzago insieme a tutte le associazioni ambientaliste e alla sovrintendenza, (mobilitate con assemblee, articoli e interventi vari) si credeva fosse scongiurato il pericolo di un nuovo ecomostro. Invece, come temevano i più attenti osservatori di cose franciacortine così non è stato perché, dal cappello dei fantasiosi proprietari dell’area è spuntata, come regalo di Natale la proposta (udite udite!) di un Auditorium di 6.800 posti. 

Questa struttura si profila minacciosa sull’orizzonte collinare posto di fronte alle Porte Franche.

Quattro anni fa un referendum voluto dal comune di Erbusco aveva negato la realizzazione di un nuovo centro commerciale nell’unico punto verde (e area di interesse archeologico) rimasto in quest’angolo, ponendo fine alla querelle. Ma ecco la sorpresa di fine anno; qualcuno, sicuramente in vena di scherzi, ha proposto un Auditorium o, preferibilmente… (siamo italiani!)… una Concert Hall.

È stupefacente! … poiché pare non siano giunti all’orecchio dei ‘facitori di simili proposte’ gli echi di quanto sta accadendo nel mondo, dalla Groenlandia al Giappone, dal-l’Australia in fiamme, a Venezia (con il Veneto, come scrive Gian Antonio Stella sul Corriere, che sta cominciando a pagare il prezzo degli infiniti disboscamenti per piantare vigneti e cementificare…) e al resto d’Italia dove non si salva una regione per il conto che la natura comincia a presentare.

E Brescia? In quest’angolo di Franciacorta si incontrano 3 comuni e il traffico è ormai già al collasso. Nel periodo natalizio la coda partiva dall’uscita autostradale, bloccava il centro di Rovato (rendendo corso Bonomelli una camera a gas) si snodava dalle colline di Calino e si aggrovigliava a passo d’uomo nella grande rotonda Bonomelli. Naturalmente la città di Rovato non traeva nessun beneficio da questo, anzi, solo danni; e in attesa che l’ammini-strazione prenda finalmente posizione (prima che chiuda anche l’ultimo negozio) ci si chiede come possa qualcuno immaginare ancora un altro ecomostro di migliaia di metri cubi di ferro e cemento posto qui nel centro del nocciolo, con effetti devastanti per la capitale della Franciacorta. E soprattutto come questo sia compatibile con la vocazione vitivinicola che ormai caratterizza l’area (già di per se ristretta e troppo cementificata) resta un mistero doppio.

Naturalmente si è già costituito un fronte del NO del quale fanno parte comitati ambientali e il circolo Legambiente Franciacorta che per voce del presidente Silvio Parzanini, in più di un intervento, ha già fatto sapere che “… la Franciacorta NON vuole opere faraoniche… una struttura di dimensioni così imponenti è fuori da ogni logica culturale e imprenditoriale…”. È inoltre evidente, stando al progetto presentato, l’intenzione di far passare il ‘progetto culturale’ come pretesto per realizzare decine e decine di negozi di ogni tipo in un momento nel quale il commercio è ridotto ai saldi continui e molti negozi chiudono. 

Ma questo è un dato che non interessa ne ai costruttori ne al progettista. Dando ai giornali l’immagine simulata di quanto si intende realizzare (per rendere l’uomo più felice) ci vorrebbero indurre a immaginare una struttura immersa nel verde della Franciacorta circondata da generose piante di vite… insomma una Campagna ben governata…come negli… effetti del buon governo, di Ambrogio Lorenzetti, a Siena… Ahimè! Siena il suo territorio lo ha tutelato, Brescia il suo lo ha divorato. Chiudo riportando la frase di un magistrato che anni fa ebbe a pronunciarsi in merito a questa problematica

“Non è un caso che si chiamino Concessioni Edilizie perché il suolo appartiene alla collettività, la quale, anche qualora il privato ne sia legittimo proprietario, ne stabilisce i vincoli e le norme che ne regolano i limiti d’uso,al fine di un preminente interesse generale”. 

Beppe Bonetti