Mercoledì 3 aprile, presso la sala del pianoforte del palazzo municipale, è stato presentato l’interessante ed impegnativo lavoro realizzato da tre professionisti diversi, cittadini rovatesi che, per motivi professionali e di passione personale, conoscono a fondo la realtà di Rovato: Ivano Bianchini, storico bibliotecario; Stefano Belotti, architetto; Daniele Piacentini, da molti anni giornalista e cronista locale di diverse testate giornalistiche. 

Il progetto è stato sponsorizzato dall’Amministrazione Comunale.

L’intento e la sfida sono stati quelli di creare un testo che, partendo dalla Rovato odierna, raccontasse la storia millenaria della “Capitale della Franciacorta”. Sicuramente un punto fermo di cui la Città aveva bisogno. Il sindaco Tiziano Belotti ed il vicesindaco Simone Agnelli hanno introdotto la serata.

Daniele Piacentini: «Siamo partiti dal “fotografare” cosa è oggi Rovato: dal punto di vista della struttura urbanistica della città, della popolazione, dei dati economici, dell’istruzione e della cultura. Da qui abbiamo cominciato andare a ritroso nel tempo coprendo un periodo di circa duemila anni. L’analisi è assolutamente rigorosa e basata su fonti storiche ed ufficiali. Oltre alla città storica, abbiamo analizzato anche la storia delle frazioni e ciò rappresenta una vera novità. L’ultima parte del libro è dedicata all’identità culturale di Rovato nell’ambito del territorio franciacortino con il suggerimento alcuni itinerari da seguire».

Stefano Belotti: «Il lavoro di confronto ed analisi dei dati è stato molto impegnativo. Diverso il materiale presente negli archivi ufficiali e proveniente dai privati: fotografie, documenti, mappe e piantine, cartoline. 

I contributi realizzati sono quattro: il primo concentrato sulla geografia dei luoghi e sull’urbanistica: il castello, il monte Orfano ed il borgo all’esterno delle mura. Il secondo tratta delle emergenze monumentali pubbliche partendo dal palazzo comunale (unico nel suo genere), per proseguire con la chiesa parrocchiale e via dicendo fino alla chiesetta di S. Michele sul monte. Il terzo si concentra sull’architettura storica rovatese con uno studio degli edifici cittadini con identificazione dei dettagli architettonici tipici della zona. Il quarto contributo è dedicato alle emergenze architettoniche del paesaggio delle frazioni con materiale inedito. Particolare attenzione è stata dedicata al ciclo di affreschi della chiesa della Bargnana ad opera di Lattanzio Gambara». 

Ivano Bianchini: «Non è stato facile raccontare la storia plurimillenaria di Rovato, ma abbiamo dovuto prendere atto che, da tutte le fonti, anche quelle di altri paesi, emerge la centralità storica della nostra città ed il fatto che, nei secoli, sia stata un’autentica “Capitale della Francia-corta”. Per quanto riguarda la vicenda storica, la città ha sempre goduto di una particolare ricchezza economica e questo grazie alla sua collocazione geografica: la presenza del monte Orfano, la sua posizione strategica di collegamento tra Brescia, il lago d’Iseo e la Valcamonica, ancor oggi rimarcata dalle infrastrutture attuali (autostrade e ferrovie). È un centro servitissimo e questa è una delle ragioni per cui è così popolata. Rovato, fin dalla dominazione Veneta, ottenne dai dominanti privilegi fiscali in cambio di difesa e devozione. La storia del castello è fondamentale e significativa. A Rovato, a differenza di altri territori, resistette l’élite contadina (poi divenuta la classe dirigente comunale) in quanto riuscì sempre a barattare con il dominatore veneto la conservazione di questo status. 

Tutto ciò consentirà alla città di mantenere quattro secoli di pace. La conflittualità fu invece interna: tra chi aveva i benefici e chi no. Nei secoli la laboriosità ed i benefici fiscali le consentirono di crescere economicamente e territorialmente». Un libro davvero molto interessante, da leggere e visionare attentamente data anche la pubblicazione di molte immagini e documenti storici.

Al termine tutti i presenti sono stati invitati a trasferirsi nella ex “sala tributi” del palazzo comunale dove si è proceduto all’inaugurazione della gipsoteca. 

Qui sono state radunate alcune opere in gesso e sculture di due artisti rovatesi quasi dimenticati: Angelo Barbieri (1867-1938) e Francesco Pezzoli (1855-1905). Un ulteriore “tassello”, tutto da vedere, dell’imponente lavoro di valorizzazione artistica e culturale che l’Amministrazione cittadina sta portando avanti nel tempo. Un progetto del valore di 30.000 euro finanziato al 50% dalla Regione Lombardia e per la restante parte dal Comune di Rovato.

Emanuele Lopez