Il siluro è diventato una sorta di incubo sia per i pescatori hobbisti, sia per le pubbliche amministrazioni che si trovano a dover tutelare il patrimonio ittico locale, insediato dal pescione dalle origini del-l’Europa centrale e orientale. Questo pesce predilige fiumi e acque ferme come quelle dei laghi e soprattutto rappresenta un’insidia a causa della sua voracità, che si calcola intorno al 2% giornaliero del peso e raggiunge il quintale di peso. Il Parco Oglio Nord è impegnato da qualche anno a contrastare l’espandersi del pesce siluro, anche grazie a un programma di Regione Lombardia, che ha finanziato circa 20 mila euro nel 2018, 12.860 euro nel 2019 e oltre 21.500 nell’anno appena trascorso. Nel corso dei tre anni sono stati prelevati esemplari di siluro per mezzo di interventi selettivi intervenendo su specifici tratti del fiume Oglio particolarmente favorevoli alla crescita del siluro e contemporaneamente si è intervenuto per migliorare le competenze tecniche del personale del Parco per eventuali ulteriori interventi. In particolare, come anche in altri Parchi regionali (Mincio, Adda e Ticino), il prelievo è avvenuto tramite il metodo dell’elettropesca, attuata da professionisti qualificati ed autorizzati dagli Uffici Territoriali regionali competenti. A fine dicembre, l’ultimo Consiglio di Gestione del Parco Oglio Nord del 2020 ha approvato la rendicontazione trasmessa dalla Società Graia, specializzata nelle operazioni di contenimento. Il triennio si è chiuso con il recupero di oltre mille esemplari di siluro: 400 nel 2018, 200 nel 2019 e 450 nel 2020. Gli individui, per un peso complessivo di circa 44 quintali, sono stati smaltiti secondo i requisiti delle leggi vigenti, dalla stessa ditta incaricata dall’Ente Parco.