Nel parlare degli effetti positivi delle rappresentazioni teatrali, fondamentali per la società della Grecia classica, Aristotele, nella sua Fisica, riconosce un particolare tutt’altro che superato. Egli sentenzia severamente: «Alcune cose che la natura non sa fare l’arte le fa, altre invece le imita». 

Ed è proprio dall’imitazione dell’innocente quotidianità, così agognata da un anno a questa parte, che nasce, nel settembre 1977, la compagnia teatrale Settembre Insieme.

Ed ancora una volta dagli archivi di Francesco Amico, collezionista di fasti e nefasti ricordi di un passato così vicino e comunque sentito come assai distante, che affiorano fotografie e memorie che rendono onore a chi, tra una risata ed un applauso, in quegli anni ha saputo fare onore alla propria comunità.

«In quel tempo appunto, un gruppo di genitori dei ragazzi che frequentavano il “settembre insieme” decisero di diventare attori da strapazzo – esordisce Amico – Fu don Amerigo, direttore dell’allora oratorio maschile, a suggerire al folto gruppo di imbastire qualcosa che potesse al contempo divertire ed essere di stimolo per i giovani.

Nacque così un’idea».

Oggi lo chiameremmo confronto generazionale, all’epoca si era (fortunatamente) molto più terra terra. Il principio era semplice: mettere in scena una commedia che ricordasse, in azioni ed espressioni, la vita dei nonni, di quelli che si incontravano ancora nelle stalle per raccontarsela dopo il Rosario e che condividevano con pieno spirito di abnegazione la dura esistenza della gente di campagna.

«Nacque così l’idea di “Al foss: en cà e a scarfoià», uno spettacolo frutto della penna di Mari Bresciani e Liliana Zucchi –continua Amico – In una sola settimana fu completamente allestito, dai testi ai personaggi da interpretare, passando per la creazione degli abiti e la definizione delle sceneggiature».

Un debutto dunque quasi per caso, che però riscosse un immediato successo: il teatro, gremito di spettatori, lasciò piacevolmente sorpresi gli interpreti tanto da spingerli a pensare a delle prossime produzioni, sempre caratterizzate dal medesimo spirito. 

«Ci impegnammo per il Carnevale del 1978 con “nostrolegada: na balada e na sgiupinada” e per Natale con “l’anemia de la siura Angelica”, che andammo a rappresentare anche a San Zeno dove ci attendevano don Vanni Gheza e don Francesco Bertoli – conclude Amico – Nella primavera dell’anno successivo mettemmo in scena “Ai Riss”, spettacolo che ebbe tanto successo da essere ripetuto per ben tre volte in breve tempo».

Un grande impegno, carico però di sorrisi, emozioni e grande gioia del trovarsi insieme, in piena simbiosi con il pubblico che da nient’altro era composto se non da amici, conoscenti o semplici concittadini, legati da uno spirito di comunità saldo e duraturo. 

Nella schiera di attori, cantanti e collaboratori si ricordano Francesco Amico, Zini Amico, Angioletta Appiani, Natale ed Attilia Ardemagni, Agostino e Bruna Bariselli, Piero Bettoncelli, Mari Bresciani, Giuseppina Brassanini, Gianni Fazioli, Caroli Falconi, Luciano Franguelli, Franca Madini, Mari Moroni, Liliana Zucchi, Mario e Giuseppina Pedretti, Domenica Pezzola, Gianna Provezza, Enrica e Piera Tiraboschi, Rosi Tironi, Maddalena Baronchelli, Lino e Giovanna Zanotti, Giannino Zucchi e don Mario Bossoni, oltre a tanti amici ed affezionati spettatori. 

Leonardo Binda