Non è il titolo di un film horror ma il nome comune di un insetto che vive in buona parte del territorio nazionale tra fiori e foglie di piante arbustive di pianura e di collina.

Scientificamente si chiama Rhynocoris Iracundus.

Scordiamoci le cimici verdi o marroni che invadono le nostre case, anche se ne condivide lo stesso ordine.

Essa possiede un corpo piatto, lungo 12-16 mm dai colori vivaci rosso con strisce trasversali nere (mimetismo aposematico, che avvisa con le sue tinte forti i predatori della sua presenza e quindi di starle alla larga perché non potrebbe essere gradito come pasto). Possiede tre paia di zampette che terminano con un robusto uncino, due antenne, una testa molto piccola nera rispetto al corpo e due ali per potersi spostare. Il suo punto forte, come si vede dalle immagini osservando la testa, è quella specie di proboscide o becco chiamato rostro, ben appuntito come l’ago di una siringa.

E’ parte del suo apparato boccale, un organo iniettivo succhiante.

La sua attività predatoria è svolta dalla primavera alla fine estate. Si alimenta di vespe, api, scarafaggi bruchi e ragni ed è talmente vorace, in particolare la femmina, che necessita di proteine per la riproduzione, da poter mangiare anche le proprie larve. I suoi predatori sono mantidi religiose, uccelli, roditori, grossi ragni.

Il Rhynocoris Iracundus viene chiamato cimice assassina per il modo con cui caccia le sue prede: un vero killer professionista. Esso infatti si nasconde e resta immobile, non essendo dotato di mimetismo ambientale. Appena qualcosa di commestibile arriva alla sua portata, lo arpiona con le sue zampette anteriori ad uncino e lo avvicina a sé, infilza il suo rostro, che una volta penetrato nella vittima, inietta un veleno che nel giro di 3-10 secondi la paralizza. Gli enzimi contenuti nel suo veleno, sciolgono gli organi interni e se ne nutre succhiandoli, come fosse un frappè da bere con la cannuccia. Questo tipo di nutrizione si chiama digestione esterna.

Questo insetto pur essendo dotato di veleno, non è mortale per l’uomo. Provoca solo intenso dolore e comparsa di un pomfo cutaneo; attenzione però alle reazioni allergiche cui si può essere soggetti che richiedono un intervento medico.

Questo animaletto, poiché non rovina fiori o piante, anche se può sembrare spietato, ha la sua funzione nel mantenere l’equilibro dell’eco-sistema e all’uomo potrebbe tornare utile nella lotto contro gli insetti infestanti limitando l’uso di insetticidi.

Le immagini allegate non sono state importate da internet, ma scattate dall’autore lungo il sentiero accanto al fiume Oglio tra il bosco in zona Arrighini e Barco, per testimoniare la presenza di questi sconosciuti animaletti vicini a noi.

Costanzo Spizzi