Dopo aver approfondito i temi della gravidanza, del divenire madri e padri, del ruolo dei nonni all’interno della famiglia, affronteremo oggi il tema legato all’adolescenza e all’essere genitori di figli adolescenti.

L’adolescenza, generalmente identificata nella fase di vita che va dai 12 ai 20 anni circa, è un periodo di evoluzione e di trasformazioni che richiede una grande capacità di adattamento sia dei ragazzi sia dei genitori.

Durante l’adolescenza si verificano infatti tutta una serie di cambiamenti fisici, ormonali, emotivi e intellettivi che modificano il corpo, le capacità relazionali, il modo di percepire ed esprimere le emozioni e i sentimenti.  

Tutti questi cambiamenti, entusiasmanti e sfidanti, possono essere anche fonte di confusione e fragilità: i ragazzi a volte si sentono più insicuri, non conoscono bene loro stessi e il loro corpo che sta cambiando, hanno difficoltà con i genitori, con la scuola e a volte con i coetanei. Si tratta di cambiamenti che loro per primi non riescono a comprendere e che spesso non li fanno sentire all’altezza delle aspettative proprie e degli adulti. I compiti evolutivi tipici di questa fase hanno come obiettivo quello di portare i ragazzi a definire pienamente la loro identità e trovare una propria autonomia e indipendenza; proprio per questo l’adole-scenza si delinea come una fase delicata, faticosa e al contempo ricca.

Se, fino alla fine del secolo scorso, per moltissimi ragazzi (e quindi per gli attuali genitori) la ricerca di autonomia e indipendenza si realizzava principalmente attraverso atteggiamenti di ribellione e opposizione alla famiglia, alla società, al modello economico e sociale imperante, nella attualità si assiste ad un fenomeno diversificato. Assieme a questi movimenti, infatti, spesso si presentano anche situazioni opposte, caratterizzate da assenza di conflittualità intergenerazionale (“Co-me sto bene con i miei genitori, non sto con nessuno!”) e di forte attaccamento alla famiglia; in casi estremi, una chiusura al mondo esterno può anche portare a situazioni di ritiro e isolamento sociale. È normale, dunque, che anche i genitori possano sentirsi spaesati e spaventati, perché non riescono a comprendere subito ciò che succede, perché si sentono perennemente sfidati e non sanno più come comunicare con i loro figli.

Di fronte ad un figlio adolescente che inizia a ribellarsi e a pretendere più libertà o che al contrario si chiude e non cerca momenti di emancipazione, i genitori possono andare in tilt e oscillare tra un atteggiamento rigido che cerchi di arginare il suo comportamento ad uno più permissivo, adottato a volte per evitare discussioni. 

Talvolta può sembrare che i figli adolescenti facciano di tutto per mettere alla prova e opporsi a qualunque cosa dicano o facciano i genitori, e, nonostante lo stress e le difficoltà percepite, questi ultimi possono cercare di mantenere vivo il desiderio di conoscerli, di farsi guidare dalla curiosità di scoprire e comprendere le loro passioni, i loro interessi, la loro bellezza, le loro abilità, le loro ansie e preoccupazioni, attraverso una presenza discreta, non invadente, non assillante, non investigativa.  

Sebbene i tempi siano cambiati, tutti siamo stati adolescenti; per questo, un modo certamente utile e stimolante per cercare di comprendere meglio ciò che accade ai nostri figli, è quello di ricordarci ciò che ha caratterizzato la nostra esperienza, quali sono stati i nostri sogni, i nostri desideri, le passioni che ci travolgevano, le rabbie che ci animavano: non perché quelli debbano essere gli stessi dei nostri figli e delle nostre figlie ma per non dimenticarci della nostra adolescenza, per non sentirci troppo lontani dal loro mondo. Inoltre, la fase dell’adole-scenza dei figli può portare a dover modificare alcuni modelli e ruoli genitoriali: oltre ad accettare una maggiore autonomia dei figli, i genitori sono chiamati a rivedere gli spazi della coppia e trovare nuovi equilibri. 

Questi passaggi richiedono da entrambe le parti la volontà di costruire nuove modalità di entrare in relazione e una ridefinizione del proprio ruolo all’interno della famiglia.

Il consultorio familiare offre la possibilità sia all’adole-scente che al genitore di confrontarsi e affrontare questo momento di crescita e cambiamento.

La figura dello psicologo offre all’adolescente uno spazio di ascolto, riflessione e comprensione delle proprie preoccupazioni, curiosità, progetti, senza sentirsi giudicato o inadeguato; allo stesso tempo il professionista può essere di aiuto ai genitori nell’individuare capacità educative già esistenti, nell’offrire uno spazio per guardare alla propria esperienza di essere figli e genitori.  

Dott.ssa Alessandra David

Psicologa del Consultorio Familiare di Lograto