Descrivere con le parole quel che si rileva e osserva anziché utilizzare i voti, esprimere un giudizio non fine a se stesso ma che si riveli un atto di comunicazione utile a procedere, per migliorare e aiutare l’alunno a superare gli ostacoli. Con la pedagogia del gratuito alla scuola Primaria avevamo precorso i tempi, convinti che questa fosse la direzione giusta per considerare a pieno i nostri alunni. Una decisione che nella nostra scuola era stata adottata sei anni fa, non senza sforzi e una certa diffidenza da parte dell’opinione pubblica. È stato per noi una grande soddisfazione e una conferma la scelta del Ministero dell’Istruzione che ha fatto diventare ordinaria una pratica di buon senso che nella nostra scuola era già in atto. 

Il Miur, nell’Ordinanza ministeriale del 4 dicembre 2020, ha infatti decretato che «la valutazione degli apprendimenti nella scuola primaria venga espressa, per ciascuna delle discipline, attraverso un giudizio descrittivo riportato nel documento di valutazione, nella prospettiva formativa della valutazione e della valorizzazione del miglioramento degli apprendimenti».  

Fare questo passaggio per noi non è stato complicato. Per questo, nonostante la possibilità offerta dal Ministero di iniziare con questa valutazione in tempi distesi, siamo riusciti ad adeguarci pienamente in breve tempo. Quattro saranno i livelli di giudizio (Avanzato, Intermedio, Base, In via di prima acquisizione) che non collocheranno gli alunni in quattro distinti livelli ma si integreranno nella descrizione del funzionamento del bambino, mettendo a fuoco i suoi punti forti e quelli ancora da migliorare. Nel documento di valutazione infatti ogni obiettivo relativo alle discipline otterrà una propria attenzione, evitando appositamente l’associazione possibile tra i vecchi voti e i nuovi livelli. Un modus operandi che permette una vera personalizzazione; prima l’insegnante aveva un voto per esprimere una valutazione relativa a tutta una disciplina; siccome però i diversi aspetti dei saperi non procedono mai in modo unitario, declinandosi invece secondo ritmi e tempi diversificati, sarà ora possibile dire, in modo più consapevole, a che punto è l’alunno nell’acquisizione della competenza. Così non dirò più che in italiano l’alunno vale 8 (come purtroppo accadeva identificando il bambino con il voto) ma più semplicemente l’insegnante potrà scrivere che ha acquisito un livello avanzato di lettura ma che, ad esempio, il processo di comprensione di quanto letto è ancora in via di acquisizione. 

E la lettera del gratuito che le maestre ogni anno scrivevano ai propri allievi che fine farà? Alunno al centro sempre, questa è la politica della scuola. La lettera verrà tradotta in un colloquio personalizzato bambino/insegnante nel quale le insegnanti parleranno ad ogni alunno per valorizzare i progressi e gli ostacoli superati, per discutere della loro partecipazione e del loro impegno ma anche per evidenziare le criticità sulle quali è possibile un miglioramento. E ancora il colloquio sarà l’occasione per approfondire la relazione con loro, discutere delle relazioni con gli altri compagni e fare il punto sul proprio modo di lavorare. Il colloquio quindi rimane a completamento del giudizio descrittivo espresso in pagella, un dialogo intimo docente/alunno nel quale è possibile rinforzare il prezioso rapporto di insegnamento/apprendimento.

Un dialogo intimo che potrà continuare a casa tra genitori e figli quando, davanti a un documento di valutazione che parla con le parole e non attraverso i numeri, sarà possibile riflettere con il proprio bambino su come continuare e rinforzare i traguardi raggiunti.