Stiamo vivendo un  periodo rivoluzionario e impegnativo che, sebbene ci abbia fatto aprire gli occhi su aspetti della vita che prima davamo per scontati e ci abbia permesso di crescere individualmente, per molti ha rappresentato un enorme ostacolo a livello sociale e psico-fisico. 

Penso sia quasi scontato dire che noi studenti facciamo parte di quella fetta che è stata influenzata in modo particolare dalla nuova realtà in cui siamo stati catapultati: confinati all’interno delle pareti di camera nostra e costretti a comunicare unicamente attraverso uno schermo. 

“Ma se siete sempre attaccati a quei telefoni!”, qualche adulto potrebbe ironizzare. Certo, siamo la generazione della tecnologia e i dispostivi elettronici fanno parte della nostra quotidianità, ma chi avrebbe mai pensato che da un momento all’altro saremmo stati privati di tutto il resto, soprattutto del luogo dove abbiamo sempre passato la maggior parte del nostro tempo, la scuola? 

La DaD è sicuramente uno dei temi che ha scatenato più controversie e per questo mi sono posta l’obiettivo di coinvolgere più studenti possibili in un sondaggio al riguardo, cercando di toccare tutti i punti chiave. Quasi 500 ragazzi, del “Don Milani” e non, hanno espresso la loro opinione e i risultati sono piuttosto interessanti.

Ho voluto partire dalla domanda più semplice di tutte, ma che non è poi così ovvia: “ti piace la DaD?”

Ebbene, se per il 51,9% degli studenti questo tipo di didattica funziona, il 48,1% ha riscontrato diverse problematiche. 

Non è un caso che lo scarto sia così sottile, considerando che solo il 4,7% ha definito la DaD “stimolante”, assieme ad un 22,5% che invece la ritiene “innovativa”. 

Al contrario, ben il 24,4% pensa che sia “penalizzante” e, addirittura, il 48,4% la trova “stressante”. 

Ma come mai? Innanzi tutto, nonostante la maggioranza (63,1%) affermi di non aver avuto bisogno di ore di recupero, solo una piccola parte (10,4%) sostiene con certezza di essere stata in grado di comprendere e assimilare gli argomenti spiegati nelle varie discipline. 

Anche sul piano sociale l’indagine rivela dati che fanno riflettere: il 35,4% dei ragazzi ha sentito molto il distacco con il proprio gruppo classe, a differenza di un 42,1% che, tutto sommato, non ha percepito grandi differenze e di un 22,5% che non è stato per nulla condizionato. Tuttavia, poco più della metà degli studenti (57%) lamenta la parziale mancanza di un confronto diretto con i propri insegnanti in una situazione così particolare e delicata. Da non trascurare è il fatto che, sebbene la stragrande maggioranza (69,9%) possieda un luogo da cui seguire le lezioni senza interruzioni, un buon 28,1% ammette che ciò non è sempre possibile. Per quanto riguarda il fattore stress, le percentuali sono piuttosto allarmanti: il 77,6% concorda nel dichiarare che, chi più e chi meno, la DaD è diventata una delle principali preoccupazioni delle proprie giornate. Inoltre, una considerevole fetta (54,7%) rivela di passare più di tre ore al giorno sui libri, al di fuori di quelle scolastiche. Infine, con una prevalenza schiacciante, il 63,9% reputa il carico di lavoro assegnato eccessivo e insostenibile.       

Tirando le somme, la DaD ha senza dubbio il potenziale per diventare sempre più efficace, ma i problemi da risolvere sono ancora tanti e una domanda sorge spontanea: saremmo mai disposti a rinunciare alla scuola in presenza?  

Valentina Sottini