Nelle precedenti due puntate di questo viaggio storico nella telefonia a Montichiari avevamo ripercorso con le voci di alcuni dei protagonisti l’attività del centralino telefonico ubicato nell’attuale via Trieste, già via Umberto I al civico numero 20, con un cenno all’elenco abbonati inseriti negli elenchi telefonici di metà anni Sessanta. 

Ma quando ufficialmente entra in funzione questo ufficio così importante per lo sviluppo sociale ed economico del paese? 

Ce lo dice una delibera comunale del febbraio 1930 dal titolo “Ufficio Locali per Posto Telefonico Pubblico”: il Comune allora era retto dal Commissario Prefettizio Ugo Moreni.

È interessante notare che lo stabile in cui si insediò il centralino era di proprietà comunale e ai tempi risultava occupato dal Caffè Ristorante gestito dal signor Paolo Perina presso cui peraltro già esisteva una cabina telefonica

La Stipel, società con sede a Torino che dal 1925 al 1964 operò nel campo delle telecomunicazioni in Lombardia e Piemonte, aveva inoltrato richiesta al Comune nell’ot-tobre 1929 affinché si ponesse mano alla sistemazione di un centralino, richiesta che viene accolta con un duplice vantaggio per la comunità: l’assenza di costi, poiché era la stessa Stipel a farsi carico dell’opera, e la possibilità di disporre di un impianto utile per quanto, almeno inizialmente, non particolarmente diffuso. 

Al “Caffè Ristorante Perina” il Comune ridusse proporzionalmente l’affitto in virtù della diminuzione di oltre la metà dello spazio che avrebbe d’ora in poi messo a disposizione della clientela. L’ubicazione in via Umberto I era considerata ideale anche perché trattavasi di una delle vie principali di transito della Montichiari dell’epoca. La durata del contratto d’affitto, fissata in anni dieci a far data dal 1° gennaio 1930, si intendeva rinnovata in seguito di anno in anno salvo disdette: il canone annuo era di 250 lire divise in due rate uguali da 125 da pagarsi al 1° gennaio e al 1° luglio. 

La delibera comunale stabiliva inoltre che il Comune “acconsente all’applicazione sulla sua proprietà di tutti quei sostegni per fili, cavi telefonici ed insegne anche luminose che si rendessero necessari con obbligo di ripristino alla fine della locazione”.

Dal 1930, dunque, il centralino pubblico iniziò la sua onorata funzione di mettere in collegamento le persone, funzione che avrebbe assolto per quasi 40 anni, fino al 1967 quando con l’auto-matizzazione dei telefoni tutto quel marchingegno di cavi e spinotti ben noti alle telefoniste susseguitesi nel tempo sarebbe finito nel dimenticatoio. Proprio in prossimità dello scadere del lungo periodo di attività del centralino si rintraccia una delibera comunale (sindaco era Giuseppe Scalvini) datata luglio 1966 nella quale si autorizza la Sip, che aveva preso da due anni in eredità da Stipel la gestione della telefonia, “ad installare il nuovo impianto telefonico interno degli uffici del Municipio” (situato ancora nella vecchia sede di Palazzo Tabarino) così da modernizzare e rendere più agevole la comunicazione tra gli stessi. La spesa affrontata si aggirava intorno alle 135 mila lire. Era, di fatto, l’ultimo atto di una storia, quella del centralino, ormai alla conclusione: le poche cabine telefoniche che ancora sono presenti sul territorio comunale, ‘eredi’ di quelle installate spesso nei bar e alberghi nel corso del Novecento, sono ormai destinate  ad essere definitivamente smantellate nel prossimo futuro.

Immagine: la ricevuta rilasciata per una chiamata effettuata nel 1929 dal Posto Telefono Pubblico di Monti-chiari. Si ringrazia il sig. Virgilio Tisi per la concessione dell’immagine.

Federico Migliorati