Nuove soddisfazioni per Nerino Gandolfi che, dopo aver vinto il primo premio lo scorso anno e l’Ape d’Argento assegnatagli dalla Regione Lombardia, si conferma tra i migliori produttori di miele della Bassa, portando la città di Montichiari all’onore delle cronache per la qualità del suo «Acacia» definito eccellente dall’Associazione degli Apicoltori Bresciani (APAB). I partecipanti al Concorso Mieli Bresciani, dedicato a «Ettore Masnieri e Beniamino Boni», quest’anno erano oltre 1000 e gli assaggiatori scrutinanti, che scelgono i vincitori in base alle categorie assaggiando centinaia di mieli, oltre 200.

Non era di certo scontato, dunque, strappare un buon piazzamento ma anche quest’anno Gandolfi è entrato nella rosa dei mieli migliori, posizionandosi tredicesimo con il gusto Acacia, definito eccellente dagli esaminatori, e 14esimo con il Millefiori.

Nerino Gandolfi da ormai 15 anni produce questo miele straordinario nella sua cascina «La Ballerina» di Sant’Antonio, coltivando sul suo terreno la Facelia, pianta erbacea dal fiore azzurro del cui polline le api sono particolarmente ghiotte.

Api che vengono allevate dal monteclarense con tanto amore e cura, un affetto nato quasi per caso e che lo ha portato a tenere qualche arnia per produrre un miele di nicchia, pregiato, puro, bianchissimo e dolce come pochi.

Non solo la scelta della pianta con la quale nutrire le sue api è accurata ma tutta la fase di produzione è seguita con estrema attenzione dall’estrazione dei favi dalle arnie, al controllo della umidità con il rifrattometro, alla stanza apposita dove porre i melari, che devono essere portati tutti a 16 massimo 17 gradi, fino ad arrivare alla conclusione del lungo procedimento con la smielatura, cioè l’estrazione vera e propria del miele, fase che richiede molta attenzione per preservarne la purezza. Gandolfi non produce in grandi quantità e forse anche per questo il suo miele resta un prodotto unico di grande qualità e la sua attività di apicoltore assume ancora maggiore importanza se si considera il fatto che vi è una graduale, inesorabile e irreversibile scomparsa delle api che, essendo insetti allo stato selvatico, non sono facilmente controllabili.

Nerino meriterebbe un plauso anche per la tutela della stessa Facelia, una varietà vegetale ormai in declino ma molto apprezzata dagli insetti pronubi e perché pratica un’arte antica che ancora oggi resta fra le più eccellenti al servizio della natura e dell’agricoltura, un esempio morale e civile impareggiabile come ambasciatore di un messaggio di difesa ambientale che passa dal palato al cuore.

Marzia Borzi