Costituitosi ufficialmente nel 1989, ma attivo già in precedenza, il Gruppo Archeologico Monteclarense riunisce volontari di storia locale (una decina complessivamente quelli ‘operativi’) orientati a contribuire alla conoscenza, alla tutela ed alla promozione del patrimonio archeologico-monumentale di Montichiari e del territorio della bassa pianura orientale bresciana in genere.  

Tutto viene svolto nella più completa gratuità, senza riconoscimenti economici, e sempre in accordo con la Soprintendenza e gli enti pubblici di volta in volta coinvolti. 

Innumerevoli i campi di lavoro promossi in trent’anni di ricerca che hanno portato al ritrovamento di oltre 60 mila reperti archeologici, dall’età preistorica sino ai giorni nostri. 

In attesa dell’istituzione a museo del Past, il pubblico ha la possibilità di effettuare un percorso a ritroso nel passato con l’esposizione permanente dal titolo “Le pietre antiche della pianura bresciana”, inaugurata lo scorso 4 maggio (ne parliamo in altro articolo)  che “dà conto – per usare le parole della storica dell’arte Monica Ibsen, tra le più preparate nel suo settore, – di alcuni passaggi fondamentali dell’organizzazione delle campagne: la denominazione dei luoghi, gli usi e i diritti, le norme e le strutture che presiedevano alla proprietà e allo sfruttamento della terra e delle acque”

11 le sale espositive che custodiscono i 132 calchi di reperti originali, a loro volta suddivise in 6 grandi aree tematiche:  il territorio e i poteri familiari, i cippi e confini con gli stemmi comunali che iniziano a svilupparsi nel pieno Medioevo, le risorgive ed acque in merito alle quali si segnala in particolare la coppia di cippi ubicati tra Castenedolo e Mazzano risalenti a cavallo del Settecento, gli stemmi di famiglia, con i Treccani “predominanti” fin dal Seicento a Montichiari.

La quinta area è dedicata alla scultura per la fede per chiudere con le testimonianze della romanità circa la quale trovano spazio importante le epigrafi votive o funerarie dei secoli dell-’Impero. Una parete del Past è dedicata, infine, alle epigrafi rinascimentali, in particolare quelle legate alle committenze della potente e nobile famiglia bresciana degli Averoldi. 

È, dunque, un vero e proprio viaggio nella storia locale quello che il Gam rende possibile con la sezione lapidaria, un primo nucleo stabile dello spazio museale “che – affermano Paolo Chiarini, presidente del Gam, e Andrea Breda, funzionario della Soprintendenza di Brescia e Bergamo – intende dare visibilità, seguendo un filo cronologico e tematico sempre intessuto al territorio, ad un patrimonio diffuso che da secoli si cela nelle pieghe della storia e nei luoghi, talvolta ancora remoti, della pianura del terzo millennio”. Su questo recente allestimento  è stata realizzata un’agile e pratica guida, disponibile presso il Past, che documenta con dovizia di particolari l’intero nucleo espositivo in visione al pubblico.

Federico Migliorati