Com’era il corso del Chiese oltre 1000 anni fa? E quali attraversamenti utilizzavano gli antichi monteclarensi? Percorrere la storia di chi ci ha preceduto e di come si è trasformato il nostro territorio è sempre affascinante e grazie alle indagini del Centro Studi GAM – PAST (Gruppo Archeologico Monteclarense Museo Archeologico PAST) comprendere le antiche vicende, i mutamenti socioeconomici e ambientali di ciò che ci circonda diventa anche di interesse comune. Ne è testimonianza il grande riscontro social che sta raccogliendo negli ultimi giorni l’evento “Il ritrovamento del ponte medioevale (Romano?) sul Fiume Chiese a Montichiari che sulla pagina facebook del Museo Archeologico PAST di Montichiari ha ottenuto ottimi apprezzamenti da parte del pubblico (350 mi piace e oltre 55.000 interazione negli ultimi 14 giorni). Lo studio fa riferimento a due indagini, compiute nel 1992 e nel 2001, sui resti di un rilevante manufatto emerso nel letto del fiume Chiese dopo una rovinosa piena accaduta nell’anno 1927. «Lo scavo è stato finanziato dal GAM – racconta il presidente Paolo Chiarini – con la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica della Lombardia e di ABAP Bergamo e Brescia. La base di pila di ponte venuta alla luce è molto compromessa dalla corrente del fiume e lo stile e il materiale di cui è composta non permettono una datazione. Dall’osservazione della “Carta dei cespiti” (Il registro dei beni comunali n.d.r) del 1570 è interessante notare che convergevano due strade nel punto dove il ponte vecchio non esiste più; dalla pergamena Pesato, una carta militare che documenta roccaforti e ponti del 1440, è raffigurato con dovizia di particolari il borgo murato di “Monte – Chiari” e viene riprodotto il suddetto ponte con due arcate e tre aperture di alleggerimento. Doveva dunque essere una struttura molto importante dal punto di vista strategico – viario e probabilmente l’unico esistente prima della costruzione dei due attuali. Un altro ponte emerge dalla lettura approfondita della carta del catasto napoleonico del 1805 dal quale ci si accorge della presenza di un ponte (o ponticella) che unisce le due sponde del fiume Chiese quasi in corrispondenza della capezzagna che porta a San Giorgio Basso. Pare ovvio pensare che il Monastero dedicato a San Giorgio, che sorgeva in quella zona, avesse proprietà al di là del fiume tali da giustificare la costruzione e manutenzione del ponte del quale oggi, però, non conosciamo né il profilo né i materiali utilizzati per costruirlo (forse legno). Non era di certo un ponte vicinale visto che nel catasto napoleonico porta il nome della famiglia Salvi che acquistò successivamente i terreni dal demanio. Sulla carta del catasto austriaco (1852) e sulla carta militare (1870) il ponte, però, non esiste già più. Evidentemente fu abbattuto da una violenta piena del Chiese che ne deformò il percorso stesso. Al suo posto, nei primi anni del Novecento, venne costruito un guado carrabile con grossi lastroni di granito uniti da grappe in ferro, rampe sugli argini con un fondo acciottolato molto curato su un fondo solido di malta. Ci siamo accorti della sua esistenza in un sopralluogo del 2006 e ne abbiamo documentato la distruzione nel 2022 con un volo di drone. Il nostro obiettivo ora è portare a conoscenza del maggior numero di persone i risultati del nostro lavoro, tenere aggiornati sulle ultime novità e sensibilizzare gli enti preposti alla tutela dei siti archeologici anche attraverso questi eventi online». 

Marzia Borzi