Si respira sempre aria di cultura nella bella residenza di Vittorio Zanetto, ubicata in via XXV Aprile sulla strada che congiunge il centro storico monteclarense al suo nucleo più antico, Borgosotto.

È una cultura con la C maiuscola, che promana dalle oltre 230 pubblicazioni della casa editrice Zanetti nata nel 1974 e divenuta Fondazione nel 2010, che spaziano dalla poesia alla storia locale e nazionale, dall’araldica all’archeologia, dai racconti ai romanzi, senza contare i 12000 volumi che compongono la biblioteca personale, gli oltre 1500 calendari e le 5 mila penne collezionati negli anni. Libraio per oltre trent’anni (sua fu la prima e per diversi anni anche l’unica libreria di tutta la città, sorta nel 1964 nella centralissima Piazza Treccani e attiva fino al 1995), Zanetto ha varcato nel febbraio scorso la soglia degli 80 anni mantenendosi sempre fedele al suo primo amore, la poesia, ‘frequentata’ fin dall’ado-lescenza, mondo in cui trova rifugio e che gli suscita accese emozioni, fecondamente espresse nelle raccolte prodotte copiose dagli anni Settanta ad oggi, fino ad essere tradotto in 10 lingue.

Dal suo buen retiro di Santa Giustina, dove è nato e dove ogni tanto  ritorna (memore di quel focolare domestico in cui è cresciuto e di cui “pasco-lianamente” ha poi intriso la sua poetica, accanto alla adorata mamma Severina Zamboni “che respirò il profumo del secolo”), Zanetto ha raggiunto la fama poetico-letteraria ricevendo complimenti da nomi illustri: da Luzi a Merini, da Barberi Squarotti a Bertolucci passando per Roversi e Guarracino che gli hanno riconosciuto originalità di stile e mirabile accesso agli antri dell’anima. 

A lui la casa editrice Mursia ha dedicato nel 2015 un intero volume, dal titolo “I colli di Zanetto”, in cui viene ripercorsa per la penna di Mario Oldani tutto il suo percorso di vita e di scrittura.

Brulicante di idee, propugnatore di tante iniziative culturali, il monteclarense stuzzica poeti, conquista critici, affascina studiosi locali e non, dispensa suggerimenti e consigli per promuovere le lettere. E che dire, poi, di certe sue originali intenzioni, come quella di impreziosire le finestre della sua abitazione-Fondazione con gli stemmi delle quattro più antiche famiglie monteclarensi, nello specifico Treccani, Bicelli, Guerrini e Trainini?

Nelle diverse sale troviamo anche affreschi carichi di colori e di pathos, opera di Pierluigi Garzetti, che ci conducono in un viaggio nella storia, con l’eccidio dei Mezzani sui cui è caduto miseramente un oblio colpevole o con i protagonisti della Montichiari più genuina, così intrisa di epopea, con i ritratti del “genio inquieto del Rinascimento” Niccolò Secco d’Aragona, del conte Mazzucchelli in una curiosa e rara casacca austriaca, di Baldassarre Zamboni, autore primo della storia di Montichiari, di monsignor Angelo Chiarini, sacerdote e storico sopraffino, per non tacere di Pellegrino da Montechiaro. È anche da elementi come questi che Zanetto si distingue, offrendoci momenti di riscoperta del territorio, talvolta occultati ai più, proprio come l’inverno dei suoi “Trilli del nascosto inverno”, per citare una delle raccolte di versi più apprezzata, così godibili e veri, impastati di solitudine agreste e di idilli sentimentali. 

“La sento della mia stessa famiglia” ebbe a scrivere il fiorentino Luzi riferendosi al poeta monteclarense, al quale lo legava un vincolo di amicizia durato diversi anni: quale sintesi si presenta più appropriata di questa espressione, così magnificente, ma anche carica di un’eredità di cui Zanetto è ben consapevole? “Solo la bellezza salverà il mondo” amava ripetere San Giovanni Paolo II: fors’anche attraverso i libri, che ci consentono viaggi nel virtuali nel tempo e nello spazio elevandoci dalla banale quotidianità, si riuscirà a rendere ragione di ciò. E Zanetto, umile abitante della sua “Collichiari”, “piccolo grande uomo che zampilla” come lo definì Alda Merini, ne sarà, ancora una volta, un degno protagonista anche negli anni a venire.

Federico Migliorati