«Il Cammino non ha età né tempi è come la vita: ognuno lo può affrontare a modo suo, senza vincoli, perché è il Cammino stesso la meta del viaggio»  Sono poche ma incisive le parole che usa Marcos Luciano per spiegare il suo profondo legame con il Cammino di Santiago e per chiarire, a chi con stupore gli chiede come mai abbia affrontato il pellegrinaggio per ben tre volte, le motivazioni che lo hanno spinto a compiere questo percorso. Monteclarense d’adozione (le sue origini si perdono fra Campania, Puglia, Svizzera e Spagna), a Brescia dal 1993, di professione militare in Aeronautica, Marcos Luciano ha intrapreso la prima “sfida come pellegrino” nel 2017 senza particolari preparazioni atletiche alle spalle e quasi per puro caso. «Nel 2017 in famiglia ci è caduta una vera e propria tegola in testa – racconta – Mio nipote è stato ricoverato nell’ospedale di Napoli, in Oncologia, e lì uno dei volontari che prestano servizio accanto ai bambini mi disse: “Perché non andiamo a Pompei a piedi?” Abbiamo così salutato i ragazzi e la sera alle 8 siamo partiti. Quelli sono stati i miei primi 30 km e non nascondo che quando sono arrivato a Pompei la mattina ero fisicamente molto provato. Non mi sono, però, demoralizzato e ho deciso dopo quell’esperienza di affrontare, nello stesso anno, il Cammino di Santiago, dedicandolo ai ragazzini dell’ospedale. Sono partito da solo ma solo sono rimasto ben poco: il giorno stesso della partenza ho incontrato un ingegnere di Trieste dal quale non mi sono più separato, tanto che tutti ci prendevano per padre e figlio. È lui una delle persone importanti che ho incontrato sul cammino, incontri che hanno segnato la mia esistenza e creato legami fortissimi. La prima volta ho affrontato il cosiddetto “Cammino francese”, un percorso di circa 800 km, che però hanno finito per essere quasi 1200 km, percorsi in 29 giorni. La seconda volta, nel 2019, ho seguito il “Cammino Primitivo” (più corto ma più impegnativo e spettacolare dal punto di vista paesaggistico) e quest’anno “Il Cammino portoghese” ma con alcune varianti. Il Cammino non si può spiegare, bisogna viverlo. È paragonabile alla vita: ti porti sulle spalle lo zaino che diventa la tua casa, devi trovare strategie per affrontare la strada, ti adegui a dormire in luoghi condivisi, a dividere i pasti, a farti bastare ciò che ti trovi in tasca e fai incontri significativi per solidarietà e altruismo, persone che, seppur diverse, diventano tutte uguali nel supportarsi gli uni con gli altri. Non sempre il percorso è facile ma si riscoprono lungo la strada tanti valori che nella società moderna si sono ormai persi: i valori di solidarietà e aiuto reciproco, anche solo il saluto scambiato con gli altri pellegrini in segno di educazione, rispetto e condivisione. È il tuo corpo che detta il ritmo ai tuoi piedi, mentre la testa si svuota e lascia spazio ad una meditazione più ampia e profonda. Non nascondo che fatico a disfare lo zaino ad ogni ritorno e lo tengo per giorni e giorni accanto al letto come un prezioso compagno di viaggio che già mi richiama a mettermi in viaggio». Marcos Luciano questa estate ha affrontato con successo anche “La Desertica”, un percorso di 101 km da completare in 24h e, con i compagni conosciuti sul Cammino di Santiago, si incamminerà a settembre sul Cammino Materano che unisce Bari a Matera per 150 km.

Marzia Borzi