Vie che cambiano, nuovi protagonisti salgono alla ribalta, altri spariscono: da sempre la toponomastica di un territorio è cifra delle scelte amministrative, spesso per volontà ideologica, altre volte più semplicemente per mettere ordine nel settore, talvolta anche scatenando a torto o a ragione qualche protesta come era accaduto per la titolazione, in epoca leghista, di “via Padania”, che la giunta Fraccaro aveva poi tramutato in “via Lombardia”. È dei giorni scorsi la delibera che oltre ad attribuire il giusto merito a Francesco Rodella (ne parliamo in altro articolo) fa entrare nell’elenco delle strade anche via Giuseppe Scalvini. In diversi ancora oggi lo ricordano: sindaco ‘illuminato’ della città dal 1964 al 1972, a lui vanno ascritte  scelte significative come, ad esempio, un nuovo Centro direzionale, la creazione di zone industriali e l’idea di una struttura fieristica da creare fuori dal centro abitato senza dimenticare l’impegno per far dichiarare Montichiari “zona depressa” con conseguente incremento di imprese ed aziende sul territorio. Scomparso all’età di 60 anni nel 1982, il democristiano Scalvini rimane ancora oggi uno dei più apprezzati primi cittadini di Montichiari. Il tratto stradale che lo ricorda è compreso tra via Pozzo Cavato e via Bruno Mazza. Ma per un sindaco che sale agli onori della toponomastica un altro illustre personaggio ‘sparisce’ proprio a beneficio di Scalvini: non esisterà più via Luigi Lechi, il conte e notaio la cui collezione di opere d’arte, insieme a quella del fratello Piero, costituisce oggi il Museo omonimo. La motivazione è contenuta nella delibera comunale: “Per evitare situazioni di omonimia con via Fratelli Generali Lechi”. Il pittore Guido Tedoldi continuerà invece a essere presente nella toponomastica, ma in altro luogo rispetto all’attuale: la strada che oggi lo menziona diventerà infatti via Francesco Rodella e l’artista “occuperà” il breve tratto che da via XXV Aprile correndo parallelo sul fianco destro della chiesa del Suffragio sfocia in Piazza Teatro. Tedoldi, nato nel 1915 e scomparso nel 1996, fu allievo di Tita Mozzoni e si caratterizzò per ritratti e paesaggi dipinti con vivace vena creativa. Partecipò alla Seconda Guerra Mondiale e dall’esperienza della prigionia in Egitto maturò un nuovo impegno tecnico-narrativo. A lui fu dedicata nel 2014 una mostra che al Museo Lechi ne celebrò la carriera.  

Federico Migliorati