Gentile Direttore, io non sono di Manerbio, ma vivendoci da cinquant’anni mi considero pienamente adottato. Pur non essendo molto esperto di cose antiche, mi e’ capitato recentemente di parlare con un professore archeologo della Bassa sui molteplici ritrovamenti archeologici del nostro territorio attraverso i decenni passati, e sono rimasto veramente stupito di vivere in un paese dalla grande storia. Per questo e per la naturale simpatia che nutro per il paese di adozione, città della Dea Minerva, mi addolora sentir parlare di Manerbio come luogo sempre più «grigio».

Il primo confronto è con i paesi vicini, come Leno e Verola innanzitutto.

Leno ha puntato tutto sul medioevale, con Re Desiderio, Ermengarda e l’Abbazia benedettina, e ne ha il suo meritato riscontro.

Verolanuova con le sue tele del Tiepolo, la chiesa medioevale della Disciplina, il palazzo Gambara, la bellissima piazza, e’ una piccola perla della Bassa.

Se questi centri vicini, dal canto loro possono vantare i loro angoli di celebrita’, tutto ciò non giustifica collocare Manerbio su una zattera e lasciarla andare alla deriva lungo il Mella.

Insomma, tante pagliuzze sparse nel campo, riunite dal vento della storia, diventano un fastello di un certo peso. Manerbio offre al visitatore lo sguardo sulle “falere” celtiche, peccato che quegli antichi dischi d’argento per cavalli siano stati requisiti dal Museo di Brescia. Ma almeno possiamo consolarci con il famoso “Tesoretto” di monete celtiche d’argento… ancora peccato che siano state portate al Castello Sforzesco di Milano.

Ma Manerbio, secondo gli esperti, puo’ annoverare decine di lapidi romane, pero’ malauguratamente portate al Museo Romano di Brescia, dove, secondo gli esperti, giacciono nel buio degli scantinati.

Le risorse, dunque ci sarebbero, sta a chi ci rappresenta fare fiamme e fuoco per farle ritornare al nostro Museo, gia’ degno di rispetto e bellissimo, che pero’ potrebbe diventare ancora più grande ed attrattivo verso innumerevoli visitatori.

Da cittadino non posso esimermi dal testimoniare qui tutta la riconoscenza e la stima che, come tutti i manerbiesi, sento di provare verso chi, come il signor Maurizio Cavaciocchi, si e’ speso nella ricerca e nella tutela del patrimonio culturale della Bassa Bresciana, attraverso decenni di rilevazioni, di scavi e di studio di reperti, che hanno portato alla nascita del nostro bel Museo.Di quel gruppo di appassionati precursori faceva parte anche un mio grande amico, l’infermiere Carlo Camisani, scomparso prematuramente ma sempre da ricordare per la sua passione per l’archeologia.

Ma ora delle testimonianze antiche che cosa ci e’ piu’ rimasto? Ah! Certo! La “Villa Romana” affiorata nei pressi del “Monasterino” e’ su tutti i giornali, ma forse e’ meglio lasciarla sepolta dov’e’, altrimenti il Museo di Brescia potrebbe portarsela via con tutto il terreno annesso e connesso.

Senza bisogno del professore, vedo che scavi archeologici sono sempre in corso e si notano anche in molte strade di Manerbio, ma…no… forse quelle sono solo buche stradali e non carotaggi di antichita’.

Lasciando il discorso attrazioni turistiche, parliamo del nostro ospedale, dove ho lavorato per tanti anni.

Molti reparti sono di buon livello e tanti medici sono apprezzati per la loro bravura e professionalità, unitamente a tutto lo staff di infermieri e ausiliari.

Possibile che non ci sia anche qui qualcosa di storto? Purtroppo manca un reparto di Urologia, nonostante le promesse di tanti anni, mentre il Laboratorio Clinico e’ stato portato a Desenzano, forse per gli “enormi” spazi di quell’ospedalino pressoche’ estivo.

Siamo sicuri che con l’inserimento del nuovo grande Polo Oncologico “Abrami” sia il massimo non avere un Laboratorio vicino?

Dobbiamo dire grazie alla famiglia Abrami, anche perche’ con il suo ultra-generoso lascito, ha fatto in modo che lo smantellamento graduale dell’Ospedale di Manerbio, gia’ in atto, finisse e forse si invertisse la marcia.

Qualcuno potrà arricciare il naso se dopo tutta questa sviolinata per la nostra città, tutti possano essere felici e contenti. 

Chissà, io potrei essere uno dei manerbiesi contenti non solo del dolce succo ma anche della manna dal cielo, che pero’ purtroppo non viene da sola ma bisogna invitarla ed indirizzarla.

Insomma, se ognuno di quelli che contano ci mettesse un granello di positività per la nostra città, la Stella di Manerbio potrebbe tornare a risplendere un po’ di più. 

Luigi Andoni