Lo scorso 18 ottobre è mancato all’età di 86 anni Pietro Tomasoni. Un personaggio che merita di essere conosciuto ed apprezzato per quello che ha saputo fare durante la sua carriera sportiva e per le soddisfazioni che è riuscito a regalare a Manerbio. Tomasoni, infatti, è stato un pugile di alto livello e nel corso della sua avventura, soprattutto negli Anni Sessanta, ha raggiunto traguardi di grande prestigio, tanto da venire considerato uno degli atleti più forti espressi da questo sport in terra bresciana e da meritare il soprannome di “Martello di Manerbio”, di cui è sempre andato molto fiero e che, nonostante l’inesorabile scorrere del tempo, ha sempre tenuto saldo il suo legame con il paese d’origine. Per scoprire quale campione sia stato il manerbiese Tomasoni basta ripercorrere rapidamente il suo percorso sul ring. Un’esperienza che, a dire il vero, è iniziata piuttosto tardi, visto che il suo approccio alla “noble art” risale “solamente” al 1958, ma i successi sono arrivati quasi subito, visto che già l’anno seguente ha vinto i Campionati Regionali novizi nella categoria superwelter. Da quel momento inizia per Tomasoni, entrato a far parte della scuderia bresciana di Gianni Gatti, una bella scalata che lo porta ad aggiudicarsi il titolo lombardo dei medi (anche se perde in finale il titolo nazionale) e a meritare la convocazione nella nazionale (ma non viene convocato per le Olimpiadi di Roma). Nel 1962 approda al professionismo (nei mediomassimi) e si fa conoscere sempre di più, dando vita ad un dualismo tutto bresciano con un altro campione dell’epoca come Sante Amonti. I due, tra l’altro, passano praticamente nello stesso tempo nei massimi, categoria di assoluto prestigio, ma che obbliga il pugile manerbiese, piuttosto piccolo di statura, ad affrontare rivali che possono vantare un fisico superiore al suo. Una lotta che Tomasoni affronta con coraggio e determinazione, facendo valere il suo sinistro preciso e potente. Proprio tra i massimi il “Martello di Manerbio” vive alcuni dei suoi incontri più memorabili. A cominciare dalla sfida al “Rigamonti” del 24 maggio del 1964 con Amonti, valida per il titolo italiano. Un match estremamente equilibrato, che si conclude la sconfitta ai punti del manerbiese. Tomasoni, però, non demorde e riesce a giungere alla finale per il titolo europeo con l’imbattuto Karl Mildenberger. Anche in questo caso il verdetto ai punti tradisce il manerbiese che, però, è parso in tutto e per tutto pari al campione tedesco. La tenacia rappresenta comunque una prerogativa di Pietro Tomasoni, che si guadagna a suon di prestazioni il diritto a disputare il 5 novembre 1965 il match per il titolo italiano. Avversario è ancora il bresciano Amonti che è costretto a cedere alla nona ripresa per ko. Tomasoni conquista così il titolo più ambito e riuscirà a difenderlo in più occasioni, mentre sfiora solo il titolo europeo nel ’67 e nel ’69, prima ancora con Mildenbeger e poi con l’inglese Henry Cooper. Alla fine del ’69 decide di ritirarsi e lo fa con un bilancio di 33 vittorie (di cui 11 per ko), 5 pareggi e 9 sconfitte che ne fanno un personaggio di cui il movimento sportivo di Manerbio deve andare orgoglioso.         

Luca Marinoni