Parliamo di pet therapy (poi vediamo perché).

Il termine pet therapy, oggi di uso abbastanza comune, anche perché questa «pratica» si va diffondendo sempre più, risale agli Anni Sessanta. 

L’ha coniato lo psichiatra americano Boris Levinsonnei, facendo esplicito riferimento alla «terapia dell’animale da affezione», una pratica di supporto ad altre forme di terapia tradizionali, che sfrutta gli effetti positivi relativi alla vicinanza di un animale (spesso un cane) a una persona.

Funziona così. 

In pratica si «sfrutta» la relazione che si instaura fra un animale domestico e un utente (bambini, ma anche e soprattutto anziani e persone malate): una sintonia complessa e delicata, ma funzionale assai, che stimola l’attivazione emozionale e favorisce l’apertura a nuove esperienze, nuovi modi di comunicare, nuovi interessi.

Domanda: perché si sfrutta la sintonia tra una persona e un animale e non si sfrutta, invece, quella tra due persone?

Risposta: facile, perché, contrariamente agli uomini, l’animale non giudica, non rifiuta, si dona totalmente, stimola sorrisi, aiuta la socializzazione, aumen-ta l’autostima e non ha alcun tipo di pregiudizio. Il risultato è che, quando l’anziano sottoposto a questa terapia si trova vicino all’animale, ha una serie di benefici: tanto per dire, diminuisce il battito cardiaco; e poi calano le ansie e le paure. 

L’animale, inoltre, favorisce la piena espressione delle persone, che di solito tra gli umani si riduce al solo linguaggio verbale».

Insomma: la pet therapy ha una serie di indubbi vantaggi. 

E se a questi aggiungiamo il fatto che nella sostanza non ha controindicazioni, si può ben capire perché si faccia spesso ricorso a questa terapia. 

Non a caso la pet therapy è una (buona) pratica che, anche con gli anziani, viene sempre più utilizzata; una bella occasione di crescita, anche perché, mentre lo si accarezza e lo si coccola, l’animale provoca un gradevole contatto fisico e stimola creatività e capacità di osservazione.

Alle strutture per anziani che in un recente passato hanno proposto la pet therapy (sempre con ottimi risultati) si è aggiunta anche la Casa di riposo di Manerbio, che a una dozzina di ospiti ha dato l’opportunità di provare anche questa bella esperienza. 

Che, tanto per cambiare, si è rivelata molto positiva. 

Praticamente un successone.

L’ideale sarebbe di poter continuare a proporla: su questo nessuno ha dubbi. Certo, bisogna reperire i fondi necessari. 

Sarebbe un peccato non poter offrire ai nostri anziani questa bella esperienza per una mera questione di soldi… 

MTM