Come annunciato anche dallo scorso numero di “Paese Mio Manerbio”, è in arrivo al Teatro Civico “M. Borto-lozzi” la rassegna 2019-2020: “Altro… che Piccolo Teatro!”. Il titolo è ovviamente un gioco di parole sulla denominazione abituale dell’edificio. Quel palcoscenico dalle dimensioni così contenute ospiterà la grandezza di testi tratti dal meglio della commedia contemporanea. L’organizzazione è stata curata dalla direzione artistica della compagnia manerbiese “Le Muse del-l’Onirico”.

La prima rappresentazione si terrà sabato 14 dicembre 2019, con “Coppia aperta, quasi spalancata” di Dario Fo e Franca Rame (nella foto). Sarà inscenata da “I Mattattori”, con la regia di Max Zatta. Luisa Zappa e Luigi Colombo, con la partecipazione di Daniele Civelli, daranno vita a una coppia di coniugi italiani negli anni Settanta. Le conseguenze del Sessantotto e le riforme del decennio ad esso successivo hanno influenzato profondamente anche il loro modo di vivere il matrimonio. O, almeno, così sembrerebbe. La verità è che il marito non ama più la moglie e che lei ne soffre profondamente. L’uomo propone insistentemente di “aprire la coppia”. Il che, nel suo caso, si traduce così: lui ritiene lecito per sé avere tutte le amanti che desidera, mentre la moglie deve semplicemente ingoiare il rospo dei tradimenti. Insomma, una becera situazione maschilista, travestita da belle parole. 

Perché (come cantava Giorgio Gaber) “un’idea, un concetto, un’idea,/finché resta un’idea,/è soltanto un’astrazione:/se potessi mangiare un’idea, avrei fatto la mia rivoluzione.”

Alla povera donna, da mangiare, non resta che il fiele, tanto da rasentare il suicidio. Almeno finché… non vogliamo svelarvelo.

La commedia è un modo sorridente (ma il sorriso è amaro) per parlare di quella “libertà obbligatoria” di cui (ancora una volta) cantava Gaber. Se gli animi non mutano profondamente, le novità legali e culturali diventano solo modi inediti per schiacciare i soliti oppressi. Sempre che l’ “amore libero” sia davvero inedito… I nostri antenati antichi e medievali potrebbero darci parecchi punti in merito (Catullo e Boccaccio insegnano, per dire). La novità, al limite, sarà l’ “illuminazione” della moglie, che si renderà conto di avere ancora tutta la vita davanti a sé… e che essa non deve per forza essere trascorsa nell’adorazione di una persona che non merita né amore, né rispetto.

Erica Gazzoldi