Settimana corta o settimana «normale»? Si vedrà. Di sicuro, l’amministrazione comunale di Manerbio sta cercando il modo di consumare meno energia possibile, rosicchiando qua e là dove è possibile, senza, ovviamente, inficiare i servizi offerti ai cittadini.

La situazione la conosciamo tutti: in seguito alla guerra in Ucraina (ma non solo), il costo del gas e del petrolio è schizzato alle stelle, costringendo Draghi & company a prendere provvedimenti. Non a caso, da Roma si danno per quasi certe una serie di misure che dovrebbero, o forse solo potrebbero, consentire di ridurre i consumi, quindi di risparmiare. Si parla di abbassare di uno o due gradi la temperatura degli ambienti rispetto al solito, di spegnere le luci eccetera eccetera. Se necessario, si ipotizza anche la settimana corta nelle scuole. Senza aspettare gli «ordini» che arrivano da Roma, con grande senso civico l’amministrazione comunale di Manerbio s’è già messa al lavoro per risparmiare.

«La questione della settimana corta è sul tavolo – spiega il vicesindaco Giandomenico Preti -. Non so se arriveremo ad istituirla, ma ne stiamo discutendo. La scuola inizierà con gli orari soliti, poi ne parleremo con i dirigenti scolastici per sentire il loro parere ed, eventualmente, decidere insieme».

In attesa di decidere se fare o no  fare la settimana corta, l’amministrazione comunale sta comunque mettendo mano ad una serie di iniziative, che vanno nella direzione del risparmio energetico.

«Innanzitutto – continua Giandomenico Preti – durante il giorno spegneremo le lampade votive, per accenderle la sera. Credo sia un’azione che non ha controindicazioni, visto che, tra l’altro, durante il giorno la luce si vede poco o niente. A breve, inoltre, avremo un incontro con il gestore dell’illuminazione pubblica, la Aspm Soresina: abbiamo intenzione di chiedere di posticipare l’accensione della pubblica illuminazione (la sera) e di spegnerle prima (alle 5) la mattina. Perché questo si faccia è necessario un intervento tecnico in loco dei tecnici del gestore».

Accendendo più tardi i lampioni, chiude Preti – e spegnendoli prima, risparmiamo circa un’ora e mezza di illuminazione, che si traduce in un risparmio di circa il 10% di energia. Visto che per illuminare il paese  e gli edifici pubblici spendiamo circa 500.000 euro l’anno, con questa riduzione risparmieremmo 50.000 euro l’anno».

In realtà il risparmio sarebbe maggiore, perché i 500.000 euro si spendevano prima, quando il costo dell’energia era abbordabile. Coi prezzi attuali, le bollette volano… MT Marchioni