Ha trascorso undici anni a Manerbio come curato, don Tino Bergamaschi sacerdote che si è spento nei giorni scorsi all’età di 76 anni.

Sempre cordiale e gentile, don Tino ha donato molto alla comunità manerbiese e ha lasciato un ricordo indelebile nel tempo. 

Fu ordinato sacerdote a 27 anni e iniziò il suo percorso da Lograto dove rimase per cinque anni prima di arrivare a Manerbio. 

Fu poi parroco a Castelletto di Leno dall’86 al 94 per poi approdare a Lumezzane  fino al 2012. 

Ultima tappa è stata Montirone, comunità oggi molto scossa per la perdita di un grande uomo e sacerdote. 

Proprio Montirone ha dato ultimo saluto a don Tino con i funerali celebrati nella chiesa parrocchiale dal vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada.

Come ha sottolineato il sindaco Eugenio Stucchi, dal momento del suo arrivo don Tino si è integrato con la comunità di Montirone, ma anche con l’amministra-zione comunale condividendo un percorso con unico obiettivo di servire la comunità. 

Considerato, da chi lo ha conosciuto, sapiente guida e testimone di una fede manifestata con umiltà, don Tino ha saputo aiutare tutte le persone che ha incontrato sulla sua strada elargendo sempre un rassicurante sorriso. 

Con il Consiglio pastorale ha condiviso la gioia di vedere restaurata la facciata della Chiesa del paese, un progetto al quale teneva molto. 

Anche Manerbio conserva un ottimo ricordo di don Tino. 

Curato dell’oratorio dal 1975 al 1986, don Tino ha donato affetto e vicinanza ai giovani del tempo, sempre con una delicatezza di linguaggio e con la sua innata capacità di calarsi nelle vesti del prossimo. 

Il sacerdote ha insegnato nelle scuole del paese e tutti i giovani di allora lo ricordano con tanto affetto per quel suo modo semplice e diretto di arrivare al cuore della gente.

Era un pastore di Dio che ha sempre celato, dietro il suo sguardo pulito, un grande spessore umano e valoriale capace di arrivare in fondo all’anima delle persone. Chi lo ha assistito anche negli ultimi giorni prima della morte, parla di un uomo che non si è mai abbattuto nonostante la malattia si facesse sempre più aggressiva, che ha mantenuto sulle labbra il suo sorriso dolce e che non ha mai smesso nemmeno di fronte alla sofferenza di ringraziare Dio per il dono della vita. 

Una vita che lui ha saputo spendere nel migliore dei modi. 

Barbara Appiani