Quando dicevano (e dicevamo) che gli effetti del Covid non erano solo i morti (purtroppo ben visibili, anche perché si teneva il conto giorno per giorno) e la crisi economica (pure quella evidente: solo a dicembre in Italia oltre 100.000 disoccupati in più, quasi tutte donne), si riferivano (e ci riferivamo) anche ad una serie di effetti «secondari», diciamo pure indiretti, che, come in una reazione a catena, si sarebbero verificati nel tempo, anche se in un tempo non troppo lontano.

Se a livello nazionale guardiamo con terrore alla fine del blocco dei licenziamenti, che arriverà tra un paio di mesi, a livello locale ci riferiamo a una serie di situazioni come quella di cui andiamo a raccontare, che riguarda la Casa di riposo di Manerbio (ma anche molte altre case di riposo).

È accaduto che, l’anno scorso, per colpa della pandemia, nella struttura di cui ci stiamo occupando, esattamente come in altre strutture del genere, sono venuti meno die posti, che, sempre per via della situazione di emergenza, non sono stati «rimpiazzati» da Regione Lombardia.

In totale, i posti «saltati» alla Casa di riposo di Manerbio sono 25. 

Tanti? Pochi (vista la situazione)?

Ognuno la pensi come vuole.

Sono invece oggettivi i «danni» che questa situazione ha provocato.

Posti in meno significano disagi per molte famiglie, che a causa del Covid si sono viste impoverire un servizio che, nella società attuale, dove tutti (o quasi) in famiglia lavorano, è essenziale. Se a questo aggiungiamo il fatto che la situazione attuale ha impedito la riapertura del centro diurno integrato si può ben capire il disagio. Ma c’è di più. 

Meno ospiti rispetto allo standard significano anche meno rette di degenza per la Fondazione, che, di conseguenza, si trova un po’ in difficoltà dal punto di vista economico. 

Qualcuno dirà: è vero che ci sono meno rette, ma, con meno ospiti, ci sono anche meno spese. 

Non è proprio così, perché una struttura complessa come una casa di Riposo ha comunque delle spese vive, con soldi che se ne vanno via indipendentemente dal numero degli ospiti. 

Una struttura del genere, insomma, ha un punto di equilibrio: sta in piedi se c’è un determinato numero minimo di pazienti, quindi di rette. A di sotto va in difficoltà…

A risolvere la situazione è intervenuta l’ammini-strazione comunale, che ha elargito 50.000 euro in favore della Fondazione Casa di riposo, alleggerendo così la situazione finanziaria della struttura.

Da Palazzo hanno detto che si è trattato di un gesto doveroso per consentire alla Fondazione di continuare il servizio che eroga in favore delle persone più fragili e delle famiglie. Doveroso o no, l’amministrazione comunale ha fatto bene a dare questo contributo. Ora c’è solo da sperare che di danni collaterali e secondari del Covid (come questo di cui abbiamo parlato) non ce ne siano altri.

MTM