I concerti, la danza, il teatro…

Tutto fermo. Ferma, soprattutto, l’attività della Civica Associazione Musicale “S.Cecilia” di Manerbio e il coro “Sotto la torre”. Ce ne ha parlato Mario Fiorini, il presidente della Banda.

Lui e il consiglio direttivo dell’associazione hanno una grande responsabilità: sulle loro spalle peserebbero le conseguenze civili e penali, nel caso in cui qualcuno dei musicisti contraesse il COVID-19 in occasione delle attività.

Perciò, sebbene a malincuore, Fiorini e gli altri consiglieri hanno adottato misure drastiche.

Dato che le chiavi della sede sono nelle mani di molti, è stato aggiunto un lucchetto. Il presidente è stato fornito di istruzioni per effettuare le attività bandistiche in sicurezza: esse sono a cura del Tavolo Permanente delle Federazioni Bandistiche Italiane.

La necessità di osservarle, però, ha portato di fatto all’arresto di prove e concerti, data la manifesta impossibilità di metterle in atto. Basti dire che le distanze tra un musicista e l’altro dovrebbero essere di almeno 1,5 – 2 m e che ci dovrebbero essere schermi di plexiglas tra le file.

La Banda, attualmente, non ha a disposizione spazi abbastanza vasti per questo.

Concerti ed esibizioni pubbliche al chiuso dovrebbero poi osservare norme già note: un massimo di duecento presenze; sanificazione dei locali sia all’inizio che alla fine; misurazione della temperatura corporea all’in-gresso; percorsi differenziati per l’entrata e per l’uscita; mascherine sul volto, anche per i suonatori di strumenti a fiato; ricambio d’aria. I suonatori di ottoni dovrebbero munirsi di bacinelle in cui raccogliere la condensa del loro fiato accumulatasi negli strumenti.

Qualsiasi oggetto maneggiato dai bandisti (leggii, partiture, bacchette delle percussioni…) dovrebbe essere di uso strettamente personale. Un insieme di restrizioni che, se è efficace nel combattere le infezioni, sarebbe però anche onerosissimo per la “S. Cecilia”. 

Del resto, presidente e consiglio direttivo non intendono certo rischiare le suddette conseguenze civili e penali, trasgredendo qualcuna di queste norme. Da qui la necessità di cessare le attività.

Più d’una stanza, nella sede della Banda, ha pavimenti ricoperti da moquette impossibili da sanificare. Cosicché Fiorini progetta di eliminarle del tutto.

«In queste condizioni, c’è il rischio concreto della morte di diverse bande civiche» ha commentato il presidente della “S. Cecilia”. 

Non potersi ritrovare per le prove significa perdere il ritmo e la preparazione acquisita. 

Anche il coro “Sotto la torre” non se la passa bene. Sia esso che la “S. Cecilia” sarebbero realtà di difficile ricostruzione, in caso di scioglimento. Sarebbe un amaro scherzo, per una banda civica che esisteva già ai tempi dell’unificazione italiana.

Anche per questo, Fiorini non vuole cedere al pessimismo.

Sono state perciò organizzate lezioni individuali maestro-allievo per mantenere allenati i bandisti; questi ultimi continuano anche ad esercitarsi a casa.

Per future prove collettive, il presidente ha richiesto al Comune l’uso del campo sportivo.

Rimane la questione dei contributi economici erogati sempre dal Comune: dato che la Banda ha cancellato i concerti che intendeva fornire in cambio di essi, potrebbe perderli. 

Un assessore ha proposto di sostituire le esibizioni pubbliche della “S. Cecilia” al completo con concerti di gruppi più piccoli: quartetti o duetti nei parchi.

Ciò che non manca mai è la volontà. 

Rimane solo da augurare buona fortuna.

Erica Gazzoldi