Partirà a breve la costruzione del nuovo impianto di biogas a Bredazzane, una struttura che servirà per lo smaltimento e la trasfor-mazione di reflui zootecnici in energia, per produrre alla fine biometano.
L’impianto, mesi fa, era stato duramente contestato dagli abitanti della frazione preoccupati per il possibile incremento del traffico che avrebbe potuto seguirne, su di una strada già a grande percorrenza soprattutto di mezzi pesanti, per la questione odori che, trasportando i mezzi rifiuti di vacca e di polli, sarebbero risultati non facilmente sopportabili per i residenti, per l’eccessiva vicinanza alle case e per la pericolosità delle stesse strutture potenzialmente infiammabili.
Gli stessi agricoltori della zona si erano detti contrari e non interessati a far confluire i propri reflui nella nuova struttura.
Anche la Minoranza, e Area Civica Monteclarense in particolare, si erano espresse per il blocco della autorizzazione all’impianto puntando il dito sulle dimensioni della nuova realizzazione, che indicherebbero l’utilizzo di reflui per la maggior parte reperiti e trasportati in loco da altre zone della provincia e solo in minima parte da Montichiari, per il fatto che il territorio monteclarense a livello ambientale risulta fin troppo provato e per l’impatto che la nuova costruzione avrebbe potuto avere su una delle ultime zone incontaminate del territorio: Montechiaresa di San Giorgio, sede peraltro di importanti ritrovamenti archeologici.
«Chiediamo all’Ammi-nistrazione comunale di valutare politicamente e socialmente l’impatto di questo nuovo impianto che riteniamo di non approvare – aveva scritto in un comunicato ACM – E pur consapevoli della distinzione tra gli atti amministrativi di competenza degli organi politici rispetto a quelli di competenza degli organi gestionali, invitiamo il sindaco ad attivarsi per evitare con qualsiasi mezzo in suo possesso la realizzazione di un nuovo scempio sul territorio monteclarense che lederebbe la città sotto vari profili: urbanistico, sanitario, paesaggistico e, non ultimo, provocherebbe un ulteriore stress per il livello di qualità della vita».
Nonostante tutto ciò, l’autorizzazione è stata firmata.
«Non è il Sindaco o l’amministrazione a poter prendere una decisione in merito a questi impianti – ha sottolineato Togni – Il via è stato dato dall’ufficio tecnico dopo diverse valutazioni e approfondimenti.
Non essendoci elementi ostativi l’ufficio tecnico non poteva che approvare.
Tali costruzioni, inoltre, non abbisognano neppure della valutazione di impatto ambientale perché sono ritenuti “green”, cioè fonte di energia pulita e rinnovabile, e la legge stessa spiana loro la strada».
L’impianto occuperà 33.780 metri quadri di terreno, riceverà liquami agricoli, biomasse e reflui zootecnici (liquami bovini e polline, cioè escrementi derivanti dal pollame) i quali, dopo essere stati trattati, genereranno biometano che andrà a defluire direttamente nella rete del metanodotto locale.
Marzia Borzi