È una lettera denuncia quella di Barbara Vaccari, scritta dopo la drammatica esperienza del ricovero del padre Battista negli ultimi mesi di ondata covid e, allo stesso tempo, uno struggente addio all’uomo che con tenacia, seppur tra mille difficoltà, si è riportata a casa permettendogli di spegnersi in modo sereno tra gli affetti più cari. Andrea Battista Vaccari era stato ricoverato in ospedale a febbraio e, come da protocollo, nessun familiare poteva fargli visita seppur per l’età avanzata e per le sue condizioni di salute non potesse essere lasciato solo nemmeno un istante e richiedesse assistenza continua.  «Il mio papà se n’è andato da pochi giorni – racconta Barbara –  Ha smesso di lottare in un soleggiato mercoledì. Era senza forze ma almeno ha mantenuto un briciolo di dignità, nel calore della sua casa. Ad inizio febbraio è stato ricoverato in ospedale e, nonostante la situazione Covid fosse in miglioramento, tant’è che avevano riaperto le discoteche e ampliato la capienza degli stadi, non ci è stato concesso di assisterlo. Solo dopo diversi tentativi e insistenze, anche appellandoci al Dpcm del 02/03/21 che prevede la presenza di un caregiver in caso di ricovero di persone fragili, sono riuscita ad ottenere un permesso straordinario giornaliero, previo tampone negativo, di una sola ora, una sola! L’ospedalizzazione si sa, soprattutto negli anziani, causa un notevole disagio e spesso compromette e rallenta il processo di guarigione, perché la componente emotiva subentra prepotentemente su quella clinica, portando spesso al rifiuto del cibo e ad un senso incolmabile di abbandono. Io ho cercato di fare di tutto ma un’ora al giorno per un uomo di 85 anni allettato, che nemmeno poteva bere in autonomia e spesso era legato a causa di episodi di agitazione, non era forse davvero troppo poco? Un uomo molto fragile e già compromesso, un uomo di cristallo, come dicevo sempre, stanco e sempre meno aggrappato alla vita, che non poteva nemmeno avere contatti con la famiglia perché impossibilitato ad usare il cellulare…Mi sono battuta, nel mio piccolo, al fine di assisterlo il più possibile in ospedale ma purtroppo non ci sono riuscita e allora ci siamo attrezzate, con mia mamma e con il servizio ADI di Montichiari, per poterlo riportare a casa, cercando di  ridargli quel briciolo di dignità che meritava e che ogni anziano merita. É straziante assistere all’abbandono di un genitore, vivere giorno dopo giorno il suo declino, fisico e morale ed è ancora più straziante pensare che tutto ciò possa avvenire in completa solitudine, in ospedale senza avere nessuno accanto. Fra le mura di casa, almeno, siamo riuscite a fargli sentire l’affetto della famiglia, a non farlo sentire mai solo». La situazione vissuta da Vaccari è quella di molti anziani ospedalizzati e dei famigliari che non hanno potuto accudirli. Un dramma nel dramma che mescola il profondo dolore della perdita di un proprio caro all’impossibilità di elaborare il distacco finale con i giusti tempi e i giusti spazi. «La mia non vuole essere una polemica, né una critica – continua Barbara –  vorrei semplicemente portare alla luce e rimarcare un problema che credo sia comune e che forse, sulla scia del covid, si protrae ora più del necessario. Gli anziani vengono lasciati soli in ospedale, si sentono abbandonati e si lasciano andare pian piano; non è giusto non potergli stare accanto, nessuno dovrebbe vivere il dramma della solitudine, nessuno merita di morire cosi. Io ci tengo perciò a lanciare un appello: non abbandonate i vostri cari, battetevi in ogni modo per star loro accanto. Siamo tendenzialmente timorosi nel rivolgerci alle istituzioni o ad appellarci ad una struttura ospedaliera; abbiamo una sorta di freno nel manifestare il nostro disappunto o nell’avanzare una richiesta particolare, ma con educazione tutto si può chiedere e ne vale sempre la pena. Nel mese di marzo mio padre festeggiava il compleanno e la festa del papà e nel mese di marzo se n’è andato… Non dal mio cuore, però, dove sento forte il suo ricordo e la sua presenza, tanto da riecheggiare nel silenzio dei miei pianti. A tutti i papà faccio i più cari auguri. Al mio va un augurio speciale, che arrivi fin lassù: ti amo papà, fino all’infinito e oltre, la tua Barbara»

Marzia Borzi