La primavera e l’estate, si sa, sono le stagioni privilegiate per l’uso delle biciclette e, quest’anno in particolar modo, la mobilità su due ruote è cresciuta smodatamente. Sarà l’effetto collaterale della chiusura totale, il bonus per l’acquisto stanziato dal Governo o, semplicemente, una maggiore sensibilità ambientale del cittadino, tutto ciò ha portato la vendita di biciclette a raggiungere un + 60% rispetto al 2019. 

Se da un lato lo sviluppo tecnico e la diffusione delle due ruote sono cresciuti in modo esponenziale, dall’altro vi è invece una lenta risposta in termini di realizzazione di ciclovie in sicurezza. Non che non vi sia la costruzione di nuove piste ciclabili ma, queste ultime, restano sempre il fanalino di coda nella spesa delle pubbliche amministrazioni; inoltre la loro progettazione è spesso priva di una vera e propria cultura specifica. In moltissimi casi sono ridotte ad una semplice doppia linea dipinta ai bordi delle strade con nessuna sicurezza per chi le percorre; anche gli attraversamenti ciclabili sono scarsi ed i tracciati poco razionali, costringendo l’utilizzatore a deviazioni chilometriche o a tortuose acrobazie per evitare pensiline o altri elementi urbani.

E Rovato come si pone in questo scenario nazionale? 

Possiamo dire che, come sempre, è nella media del Paese. Nonostante la normativa risalga al lontano 1999, dopo più di 20 anni siamo ancora lontani dall’aver completato un circuito ciclabile cittadino, anche se molto è stato fatto negli ultimi tempi. 

Ogni amministrazione ha realizzato delle tratte ma poi si è fermata.

Nel nostro giro prenderemo in considerazione i seguenti aspetti: fruibilità e funzionalità, sicurezza e manutenzione, cultura e sensibilizzazione. 

Rovato, come sappiamo, è caratterizzata da un’ampia estensione territoriale e quindi la necessità per i cittadini sarebbe quella di potersi muovere da nord a sud e da est ad ovest con facilità ed in sicurezza. Il comune è poi attraversato da importanti infrastrutture.

Fruibilità e funzionalità: esistono parti di percorso ciclabile ben realizzate e ben illuminate come quello presente nella frazione Duomo, in viale Europa, in via Franciacorta, e nel tratto Sant’Andrea – San Giuseppe e S. Andrea – S. Anna. Mancano tuttavia tratti importanti e collegamenti che prevederebbero la realizzazione di specifiche infrastrutture che consentano, per esempio, di bypassare la linea ferroviaria Brescia-Milano (sia dalla parte di Sant’Andrea che dalla parte ad est della stazione ove è presente il pericoloso sottopasso ferroviario). Stesso discorso per quanto riguarda il collegamento San Giuseppe – Castrezzato. 

Un buon lavoro è stato fatto per quanto riguarda via Franciacorta ed il passaggio sull’autostrada A4. Manca una pista che attraversi corso Bonomelli e permetta di collegarsi a via Franciacorta in sicurezza: ci si è limitati a disegnare una linea larga poco più due spanne su entrambi i lati della carreggiata. Sicuramente non si può definire un percorso ciclabile ed è inoltre pericolosa per i fruitori. Si sente la carenza di un percorso dedicato su viale Cesare Battisti, nel collegamento tra Sant’Andrea e Lodetto e su viale Piave. Sono stati realizzati alcuni tratti ad est verso Coccaglio e ad Ovest verso la rotonda Interspar, ma ne mancano ancora altri.

Sicurezza e manutenzione: dopo anni di abbandono e scarsa manutenzione, quest’anno abbiamo trovato molti tratti, soprattutto nelle frazioni, ripuliti, riasfaltati, con la segnaletica orizzontale ripristinata ed l’illuminazione installata. Ve ne sono tuttavia alcuni poco puliti, con il manto stradale rovinato e la presenza di buche, scrostamenti e detriti. Un esempio è il tratto presente in via Lombardia, ma non è l’unico. Sempre in tema di sicurezza andrebbe implementata la segnaletica verticale; in alcuni tratti la colorazione del margine di delimitazione dei tracciati è estremamente scolorita o mancante. 

Vi sono inoltre alcuni elementi di carattere progettuale davvero poco funzionali: per esempio su viale Europa la discesa e la salita dal marciapiede ciclopedonale è scomoda e rischiosa poiché è presente un bordo marciapiede che, seppur ribassato, crea ostacolo alla ruota sia in fase di discesa che di risalita.

Da segnalare i lavori fatti quest’anno per risolvere alcune tortuose deviazioni in prossimità delle pensiline bus e per differenziare il percorso ciclabile da quello pedonale, così come fatto in prossimità del cimitero di S. Andrea. Infine vi sono tratti di pista che finiscono contro un muro, che obbligano ad attraversamenti pericolosi nel giro di pochi metri, per continuare sul lato opposto della carreggiata o che terminano con marciapiedi alti senza rampa di discesa. Sicuramente queste situazioni andrebbero migliorate.

Cultura e sensibilizzazione: purtroppo in termini di cultura ciclabile sia i cittadini che i tecnici a volte mostrano scarsa preparazione ed attenzione. 

Per quanto riguarda la realizzazione dei percorsi è ovvio che gli stessi debbano essere funzionali e non pieni di ostacoli e contorsionismi, va inoltre preso in considerazione che le biciclette non sono automobili e, pertanto, non si può pretendere che per andare da un punto A ad un punto B il ciclista debba percorrere circonvallazioni o deviazioni lunghe chilometri. 

Va pertanto previsto, in alcune tratte, la possibilità che le biciclette possano transitare contro mano rispetto ai sensi unici presenti; ovviamente va predisposta relativa segnaletica verticale (prevista dal codice della strada) con adeguati limiti di velocità per le auto che transitano nel senso opposto. 

Solo due esempi per rendere l’idea: per chi proviene da Sant’Andrea e vuole andare verso il centro, nel passaggio dal ponte della ferrovia alla pista di viale Europa, tutti transitano contromano dal ponte fino all’asilo; questo tratto è pericoloso in quanto vi è una curva con scarsa visibilità e le auto arrivano in velocità. È impensabile che un cittadino debba arrivare alla stazione, percorrere viale Cesare Battisti fino a via Santa Caterina, per poi prendere il marciapiede ciclopedonale e proseguire verso nord. Altro esempio: chi proviene da via Gigli e vuole andare in centro, è costretto a percorrere quasi tutta via Cesare Cantù contromano. 

Possibile che nessuno abbia mia pensato di regolamentare questa tratta? Eppure da anni tutti la percorrono contromano in bici e, ahimè, anche in motorino. 

Va inoltre detto che, purtroppo, il rispetto delle regole da parte dei cittadini in bicicletta è scarso ma, la cosa grave, è che tali comportamenti non vengono sanzionati o lo sono raramente. Il mancato rispetto del rosso (vedi incrocio di via XX Settembre), il mancato utilizzo delle piste ciclabili ove presenti ed in buono stato (nonostante sia previsto dal codice della strada), la mancanza di rispetto delle linee di arresto e del dare la precedenza sugli attraversamenti pedonali ed alle auto dove previsto, il mancato utilizzo di luci e giubbotti riflettenti di sera, e tantissimi altri pessimi comportamenti, a Rovato sono la consuetudine. Il ciclista medio si dimentica che il codice della strada vale per tutti!

Alla fine del nostro giro in bici possiamo concludere che la città stia sviluppando una viabilità ciclabile sempre più completa, tuttavia andrebbero realizzate vere e proprie campagne, rivolte alla cittadinanza, in termini di sensibilizzazione, rispetto delle regole di viabilità e cultura della circolazione. Molto è stato fatto ma c’è ancora da fare, forse più da un punto di vista culturale che infrastrutturale.

Emanuele Lopez