Il cibo, cosa nota, è la nostra principale fonte di energia: se non ci alimentassimo, i nostri muscoli, così come il nostro cervello e ogni elemento del nostro organismo non avrebbe il “carburante” per poter funzionare. La dieta, intesa come l’insieme delle abitudini alimentari del singolo o di una comunità, è uno dei fattori più significativi non solo per la nostra sopravvivenza, ma costituisce anche un portato culturale unico e specifico per singoli popoli, regioni e Paesi.

Bene, non sempre, però, il “fisico” di ciascuno è capace a “sopportare” ogni genere di alimento: proprio qui, dunque, entrano in gioco il concetto di “intolleranza alimentare”. Guardando, però, più a fondo, non è affatto corretto pensare che esistano dei cibi a noi “ostili”: infatti, le uniche intolleranze scientificamente accertate sono quelle al glutine e al lattosio, mentre le ricerche più recenti nel campo della nutrizione hanno confermato che l’infiammazione correlata al cibo può essere causata da molteplici disturbi e patologie. È dimostrato, anche se per molti sconosciuto, che nella maggior parte dei casi, una reintroduzione graduale e controllata nella nostra dieta di diversi alimenti verso cui ci consideriamo erroneamente “intolleranti” possa risolvere le difficoltà del nostro organismo a integrarli completamente. Attraverso un’approfondita e periodica analisi di alcuni valori, specie di quello delle immunoglobuline, è possibile renderci conto se il nostro organismo sta “subendo” una qualche reazione infiammatoria: solo al quel punto, dunque, è bene pensare ad un riequilibrio della nostra dieta. Come ormai appurato, esistono, infatti, alcuni “grandi gruppi alimentari”, la cui conoscenza è essenziale per renderci conto se le consuetudini alimentari che siamo abituati a seguire siano sufficientemente equilibrate o meno. La parola d’ordine, in questi casi, è sempre la stessa: varietà. Per la salute del nostro organismo è essenziale seguire una dieta varia per fornirgli tutto il necessario per crescere e svilupparsi in modo armonioso, per potenziare le sue difese immunitarie e per evitare che, a fronte del suo eccessivo o troppo ridotto consumo, determinati cibi possano risultare difficili da tollerare.

Questo vale anche per la cosiddetta “sensibilità al glutine” di tipo non celiaco: indicatore di tale condizione è la sensazione di gonfiore o crampi dopo aver mangiato farinacei come pasta, pane, pizza o simili. Benché, dunque, il soggetto soffra di alcuni sintomi tipici della celiachia, in realtà, come spesso evidenziato dalle analisi, questa condizione non si verifica. Considerato che tale fenomeno è in crescita – interessa principalmente, ma non solo, le donne in età adulta – la farmacia San Carlo ha in serbo un valido supporto: un semplice e intuitivo test, conosciuto come Recaller, volto alla misurazione del grado di infiammazione dell’intestino rispetto ad uno specifico gruppo alimentare. Inoltre, il negozio Freelife, adiacente alla farmacia, vanta una vasta gamma di prodotti secchi e surgelati per celiaci e intolleranti al lattosio, acquistabili anche in convenzione con ATS. Un’occasione da non perdere, considerato che, nel mese di dicembre, con l’acquisto di un panettone sarà possibile vedersi accreditata una doppia ricarica dei punti sulla tessera fedeltà.

Per maggiori informazioni, farmacia San Carlo e Freelife vi attendono a Rovato, rispettivamente in piazza Cavour n. 14 e l’adiacente via Bonvicino, n. 42.

Leonardo Binda