Le piccole imprese sono il cuore produttivo dell’Italia ma la tenuta delle aziende è a rischio per la difficoltà a reperire la necessaria manodopera qualificata«La difficoltà delle nostre imprese a reperire personale – sottolinea il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti – è la conseguenza di una molteplicità di fattori: dalla crisi demografica al gap tra scuola e mondo del lavoro, dalla rivoluzione digitale fino alle nuove aspettative e propensioni, soprattutto dei giovani, nei confronti del lavoro. Dobbiamo insegnare loro il valore del lavoro artigiano». 

L’Osservatorio di Confartigianato Lombardia ha stimato che mancano all’appello in Lombardia soprattutto Tecnici e progettisti di software, ma anche autisti, operai edili, elettricisti, meccanici, idraulici. In valore assoluto, i lavoratori più difficili da reperire sono gli autisti di mezzi pesanti e camion (15.020 lavoratori difficili da reperire), seguiti dai operai edili (11.390 lavoratori che non si trovano, elettricisti (8.340 posti scoperti. 

La crescita dell’occupazione si associa ad un rilevante e crescente mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, soprattutto se qualificato. Sul territorio lombardo, nel 2022, le piccole imprese hanno avuto difficoltà a reperire 243.760 lavoratori, pari al 44,9% delle assunzioni previste. Per l’artigianato tale quota sale al 52,8%, pari a 44.590 lavoratori difficili da trovare.

«La formazione dei giovani è un aspetto sul quale si gioca il futuro del Paese ed è tra i temi che stanno più a cuore a Confartigianato. Purtroppo veniamo da decenni di politiche formative sbagliate che hanno imposto un modello educativo che contrappone il sapere al saper fare. Serve un nuovo modello di formazione inclusivo ‘a valore artigiano’. Significa formare competenze complesse che coniugano cultura umanistica e cultura tecnica e bisogna puntare sull’apprendistato professionalizzante come fondamentale canale incentivato di ingresso nel mondo del lavoro» conclude il presidente Massetti.