“So- stare con me” è un percorso d’istruzione e formazione dedicato a tutti gli alunni che hanno bisogni specifici. La parola “sostare” può essere letta sia come “prendere una pausa nel cammino e stare a contatto con l’altro”, oppure anche come ”riuscire a stare con se stessi”. Il tempo è la chiave che apre la visione di questo percorso. I ragazzi sperimentano la loro autonomia in base ai loro tempi, senza fretta, in un’ottica molto particolare. In questo percorso la persona è al centro della didattica e della metodologia. Infatti, l’equipe non si interroga sul “cosa ha”la persona, ma sul “chi è” e come “interagisce” rispetto al contesto e come quest’ultimo “funziona” rispetto ad essa. Le materie scolastistiche vengono ad essere risorsa per l’autonomia dei ragazzi. In matematica, ad esempio si impara l’utilizzo del denaro e il confronto dei prezzi sui volantini dei supermercati, in motoria si apprende come trovare punti di riferimento nell’ambiente circostante, in italiano si sperimenta il linguaggio verbale e non verbale in vari contesti, ecc.

La prospettiva dell’Ente Professionale InChiostro, di cui fa parte il percorso “So-stare con me”, si basa sulla personalizzazione della didattica, partendo dagli interessi dell’alunno al fine di permettere una motivazione sempre più attiva. L’insegnante di sostegno (presente fin dal primo giorno di scuola) e l’assistente educatore, cercano di cogliere i riscontri positivi dalle varie attività che vengono proposte all’alunno, per poter andare oltre la sua disabilità e costituire la persona come un tutt’uno. Vi è un’osservazione costante dello studente all’interno del contesto, in quanto “l’essere umano è modificabile per tutta la vita” e così anche le proprie competenze e abilità. Il “role playing”, “circle time”, ecc. sono alcune delle tecniche che vengono utilizzate per rendere più concreta la didattica. La sperimentazione pratica è fondamentale nell’ambito del PPD, poiché fornisce strategie concrete nella gestione del proprio essere all’interno dei vari contesti della vita quotidiana. Infatti, il contesto della cucina viene proposto come luogo valido per poter esprimere e interiorizzare valori etici e morali utili alla formazione della persona. Dalla manipolazione curiosa e divertente di vari ingredienti, per affinare competenze ed abilità che serviranno non solo a livello professionale, ma per la vita, all’utilizzo di ricette, che presuppongono che vi siano delle regole da rispettare, tutto questo è funzionale per abituare l’alunno all’osservazione di determinate regole, da attuare , a seconda dei contesti in cui si è inserito. 

Il centro del progetto è pensare l’individuo con le proprie qualità, i propri limiti e le possibilità che possiede per poter, in futuro, gestire se stesso e la propria quotidianità in autonomia. Questo è realizzabile dal momento in cui l’insegnante e l’educatore creano le condizioni, affinché l’alunno possa, piano piano, farsi carico del proprio apprendimento e ne sia così, anche il creatore. Per giungere a tale consapevolezza, è necessario che l’insegante e l’educatore siano a fianco dell’alunno, invitandolo ad osservare, ad interrogarsi, a confrontare oggetti ed eventi ed a creare collegamenti tra le esperienze simulate. Tutto questo avviene in un’ottica sistemica, attraverso un lavoro di gruppo, formato da alunni che hanno anch’essi bisogni più specifici. L’intervento educativo, in questo ambito, è strutturato in modo da creare e costruire le condizioni e le occasioni da attuare per trasformare le conoscenze, le abilità e le capacità in concrete competenze. Per realizzare ciò, è necessario partire dal presupposto che è possibile favorire la crescita di qualcuno, solo se in esso viene riconosciuto che è presente qualcosa: porta in sé i germi del proprio sviluppo. Infatti, la persona umana è un insieme di capacità, che possono essere valorizzate e sviluppate in competenze, solo se già di partenza vi è un qualcuno che le può riconoscere come tali. Inoltre, gli alunni non vengono divisi per classi, anche se si cerca di mantenere una pseudo divisione, ma si ha una destrutturazione delle stesse, poiché si cerca di creare momenti di lavoro con gruppi eterogenei, nei quali l’alunno sta acquisendo o abbia conseguito delle competenze. 

L’equipe di sostegno dell’ambito PPD si è confrontata spesso con l’illustre professor Giuseppe Bertagna, docente ordinario del dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università di Bergamo, il quale afferma che la persona non è costruita e sostanziata dagli interventi di educatori personali o insegnanti di sostegno, ma la “persona umana” si trova già ontologicamente formata e nessun intervento educativo le dà le capacità che la costituiscono tale, ma le possiede già dal principio, per sua natura.

La natura dispone l’uomo delle capacità, l’essere possibile per natura, da cui si estende l’asse della formazione della persona, perché «le capacità di ciascuno sono una potenza, non sono predeterminate, ma sono espansive, pervasive e rizomatiche. Quando esse si mostrano in atto, in un contesto preciso, diventando documentabili e certificabili, sono diventate atti specifici con una forma ben configurata: le capacità sono diventate competenze personali configurate e riconosciute da tutti nell’affrontare determinati problemi, nell’eseguire determinati compiti e nell’ela-borare determinati progetti nel pensare, nel giudicare meglio o peggio di altri» . In seguito, si incontra la cultura, ossia «l’insieme funzionale delle abitudini, degli schemi mentali, delle conoscenze, dei saper fare, dei costumi, ecc., che viene acquisita nella dinamica sociale. Soprattutto acquisendo i mezzi e i contenuti della cultura educativa», esterna al soggetto, ma che diventa occasione di formazione, da cui si estende l’asse dell’istruzione, che mette in relazione le abilità, il “saper fare” e trasformare e confrontare conoscenze pregresse con quelle nuove. Di fatto, il processo dell’educazione avviene nel momento in cui l’asse dell’istruzione e della formazione si incrociano e si sviluppano a vicenda, migliorando la qualità della vita umana e facendo “buona educazione della persona”.

Grazie a tale processo, l’alunno potrà essere in grado di introdurre le competenze apprese non solo all’interno dell’ambito scolastico, ma in qualsiasi contesto in cui potrà trovarsi. Il fine è creare una scuola che si prefigge compiti sociali positivi, che trovino realizzazione nei “progetti ponte” alla fine del percorso scolastico. Questa struttura permette di educare la persona in quanto tale e non solo in base alle sue difficoltà, a combattere ogni passività a costruire “un potenziale di abilità manuale” attraverso un programma che diffonde la cultura generale del gesto. Ottenendo, così, una scuola che si adatta ai bisogni e alle tempistiche dei soggetti che ne fanno parte. L’equipe del PPD si è posta con il compito di re-integrare nel sociale la persona diversabile attraverso esperienze educative e formative, entrambe caratterizzate dal divertimento culturale. Così, cresce il bisogno di far sorgere dentro ad ogni persona il sentimento di realizzazione di sé, trovando nella formazione professionale e nell’attività lavorativa occasioni di arricchimento personale, socializzazione e produttività. Quest’ultima sfocia in maniera concreta nel servizio al Ristorante e Bar Didattico e mensa per i bambini. Solo quando i ragazzi del PPD hanno riscoperto i loro tempi e i preconcetti della autonomia, allora sono pronti ad affrontare la vita vera. In autonomia.