Non si placa la protesta  contro la costruzione della Casa della Comunità al campo sportivo, anche se i toni si sono fatti ora meno accesi rispetto allo scorso anno. Tuttavia il comitato Campovivo è ancora operoso e non si arrende alla decisione dell’amministrazione comunale e dell’AstFranciacorta. L’ultimo scontro in termini di tempo, per dire no alla cementificazione dell’ex stadio comunale e portare avanti un progetto green che guardi al futuro in ottica di risparmio di suolo, si è svolto a fine gennaio al centro culturale Aldo Moro, alla presenza di un centinaio di persone, tra cui tutti gli esponenti dell’opposizione in consiglio comunale e l’orceana Rosaria Zanotti, una delle principali paladine di questa battaglia.

La proposta comune di chi è intervenuto sul palco è stata quella di  piantumare l’area perché diventi un “campo  vivo” per grandi e bambini soprattutto,  polmone verde per  le scuole dell’infanzia e primaria che si trovano al confine. 

Proprio il mese scorso dall’altro canto, l’amministrazione comunale ha provveduto all’abbattimento delle tribune, per cedere spazio  alla costruzione della Casa della comunità. L’Ats sta stendendo il progetto e al fatto che  tutto sia ancora a livello embrionale il comitato affida la sua speranza e non getta la spugna.  Il sogno è che in extremis si possa ancora far cambiare la decisione  ai piani alti della politica.

“Ogni volta che nel tempo si è cercato di toccare quest’area – ha esordito  Serena Lughignani, moderatrice della serata e membro del comitato – c’è stata una raccolta firme che ha interessato migliaia di persone a livello trasversale, al di là delle appartenenze politiche. L’ex stadio comunale è uno spazio che sta a cuore ad ognuno di noi.  Noi ora vogliamo dare spunti di riflessione. Il timore che la scelta di costruirvi la Casa della comunità sprechi non solo il suolo, ma anche le opportunità delle nuove generazioni è forte”. Un’opinione, la sua, condivisa da molti presenti. Altri cittadini, tra cui l’ex presidente dell’Orceana calcio, Martino Venturini, le hanno fatto eco, ripercorrendo non senza un certo amarcord e con un’evidente emozione  la storia dell’ex stadio comunale, che è nato ai tempi del Fascismo come campo sportivo, ma anche di allenamento atletico. Venne poi utilizzato anche per la fiera e le feste popolari. Le prime tribune sorsero nel 1950.  “Fino al 1987 c’era solo quel campo – ha detto Venturini – anche per le squadre giovanili. Un campo che poi è stato usato anche per la fiera, esposizioni di vario genere e fiere popolari”. 

Con lui a dire la loro sul campo sportivo e sulla necessità che ospiti pure una mensa e una palestra hanno portato la testimonianza tramite alcuni video altri orceani, come Timoteo Motta, Giorgio Ferrari, Angelo Zucchi, Nino Almeoni e l’ex dirigente scolastico Carlo Valotti, che ha rimarcato la forte importanza della posizione del campo vicino alle scuole e “per questo naturalmente vocato ad esserne un servizio in termini di spazio di gioco, allenamento e luogo adatto per ospitare una mensa e una palestra, estremamente necessarie per le scuole”.  A sostenere il progetto “verde” del campo anche  il pedagogista Tomaso de Angelis: “Qui vedrei bene un bosco di piante, perché le piante sono vita e trasmettono un messaggio oltre che salutare,  molto educativo ai bambini, per le forze vitali di cui si fanno portatrici”.  Così l’urbanista Emanuele Garda, docente universitario, ha posto l’accento sull’importanza di riportare la natura nelle città, in un’ottica di sostenibilità ambientale e resilienza urbana. La professoressa e storica Carla Folli ha chiuso riportando il risultato di recenti studi dell’ingegnere soncinese Belviolanti, che hanno messo in luce l’esistenza di un antico  baluardo sotto all’area in questione. Silvia Pasolini