Correva il 22 febbraio del 2020 quando il sindaco di Orzinuovi Gianpietro Maffoni emanava un’ordinanza di sospensione del Carnevale.
Nessuno però poteva sospettare che quello sarebbe stato l’esordio di un incubo che ha trascinato il paese in una lunga scia di decessi.
Nel giro di un mese e mezzo ben 120 persone sarebbero state destinate a perdere la vita.
Ad un anno dall’inizio dell’emergenza, il sindaco Maffoni ripercorre non senza commozione una primavera da paura, ricordando le ansie, le giornate chiuso in casa o nel palazzo comunale con la giunta.
“Il 22 febbraio dello scorso anno era il sabato di Carnevale. Non avevamo ancora casi a Orzinuovi, ma ho deciso di sospendere tutte le sfilate dei carri a scopo preventivo per tutelare la popolazione e garantire maggiore serenità.
Il giorno successivo, la domenica, ricordo che alla messa i due terzi dei banchi erano vuoti e la gente iniziava ad assaltare i supermercati nel timore di un lockdown.
Qualcuno, sparutamente, già indossava le prime mascherine, quelle che poi, di lì a pochi giorni sarebbero diventate più preziose e care dell’oro.
L’1 marzo la notizia del primo morto ha gettato il paese nel terrore.
Aveva 91 anni. Al 3 marzo contavamo 11 contagi.
Ricordo che ho invitato esercizi commerciali, bar e parrucchieri a chiudere anticipando di quasi una set-timana il primo Dpcm. Tutte le manifestazioni sono slittate, in paese il deserto sociale e poi una crescita esponenziale dei contagi che di giorno in giorno gettava tutti nello sconforto.
Il 5 marzo abbiamo registrato 5 morti in un giorno e il totale ammontava già a 8 vittime per Covid.
Ma nel frattempo il bollettino di guerra si completava con altri decessi inspiegabili, che di giorno in giorno accrescevano la paura”.
Da qui è iniziata una gara di solidarietà, la consegna dei medicinali e di pacchi alimentari agli anziani malati o a coloro che erano isolati in casa.
“Il motore del volontariato ha rivelato una città formidabile – continua Maffoni -ricca di forza nel volersi rialzare e non arrendersi al nemico subdolo che era entrato prepotentemente nelle nostre vite.
Orzinuovi nei mesi di marzo ed aprile ha perso 120 persone.
Anziani, soprattutto, ma non solo. Il più giovane era una camice bianco e aveva 55 anni. Con loro se ne è andata anche la saggezza, la memoria.
Abbiamo perso punti di riferimento, parenti, amici, persone che ci hanno aiutato e persone che ci sono state di esempio, anche nel costruire il nostro paese.
Come sindaco mi sentivo la responsabilità di una comunità a cui dovevo delle risposte che purtroppo neanche io avevo”.
Nella memoria resterà comunque indelebile l’im-pegno degli orceani nel remare nella stessa direzione verso un traguardo condiviso.
Erano i tempi delle canzoni e della vita sui terrazzi, dell’andrà tutto bene appeso ai balconi, del primo cibo dei ristoranti ordinato a domicilio nella città deserti. E ancora, come dimenticare le prime code col distanziamento fuori dai supermercati, i tributi e i ringraziamenti ai medici, ai soccorritori della Croce Verde, al personale dell’ospedale e della Casa di riposo.
Le prime mascherine distribuite gratuitamente dai volontari casa per casa, che tutti si contendevano come un bene prezioso.
Nessuna nostalgia. Quella no. Ma la voglia di uscire da questo tunnel ora più che mai, dopo un anno, pulsa forte dentro ogni persona, giovane o anziana che sia. La strada forse non è lontana se la campagna dei vaccini dovesse accelerare. Dopo la pioggia spunta sempre il sole.
Silvia Pasolini