Prof Piccolo, Lei insegna da anni scienze motorie all’Itis Pascal di Manerbio.

L’attività fisica è molto importante per la crescita e la formazione dei giovani. Cosa si impara attraverso questa disciplina?

Il bambino dalla nascita apprende muovendosi, uno dei più grandi pedagogisti Italiani, Piero Viotto, affermava che l’educazione fisica è la prima materia di insegnamento, attraverso il movimento si forma il pensiero operatorio concreto. L’organismo umano non è nato per l’inattività, noi siamo costruiti per il movimento e una regolare attività  fisica contribuisce a migliorare tutti gli aspetti che concorrono alla buona qualità della vita. 

Attraverso questa disciplina i giovani formano il loro carattere, l’esercizio costante aiuta a mantenere un equilibrio psico-fisico ottimale, aumenta la risposta immunitaria alle malattie, migliora gli aspetti sociali: il rispetto delle regole e dell’avversario, il rispetto per l’ambiente e dei beni comuni.

Come vede i giovani oggi?

Ho scelto di insegnare agli alunni dell’istituto tecnico perché sono molto più esuberanti dal punto di vista motorio, diciamo sono più “nervosi” dopo le attività teoriche e di laboratorio e non vedono l’ora di scaricare le loro tensioni nelle ore di Scienze Motorie, queste energie, però, devono essere giustamente indirizzate verso un gesto motorio ordinato e funzionale. 

I giovani di oggi hanno un grande talento, i risultati sportivi di tanti giovani atleti di oggi sono sbalorditivi in tutte le discipline, si demoliscono record quasi ogni giorno, per fare un esempio in una gara di atletica dei 5 mila metri in pista di qualche settimana fa, 12 giovani atleti su 15 hanno corso in meno di 13 minuti.

Io che ho un personale sulla distanza di 14’37” so cosa vuol dire e cosa si prova fisicamente. Il talento deve avere una guida, il giovane atleta ha bisogno di un bravo allenatore o di un bravo insegnante.

Lei è un professore speciale perché è anche un grande podista da quando era bambino. 

Ha partecipato e vinto molte gare fino a quando la sua attività quotidiana è diventata un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica su una grave piaga che assilla il nostro territorio: l’inquinamento ambientale. 

La provincia di Brescia è considerata una seconda terra dei fuochi. La sua è una mission dettata da un fatto personale che le è accaduto. 

Ce ne parla?

Corro dall’età di 10 anni, non ho mai smesso, il mio allenamento quotidiano è una abitudine di vita. Sono nato in una famiglia molto numerosa, sono il sesto di 12 figli, sono stato in collegio dall’inizio della terza elementare alla fine della scuola media, è stata una fortuna per me, ho potuto studiare, avere disciplina e pasti regolari ogni giorno. A 14 anni, dopo la terza media, mi iscrissi alle superiori, la più vicina era a 6 km di distanza, non vi erano soldi sufficienti per tutti, bisognava sacrificarsi, aiutare la famiglia nel lavoro artigianale che svolgeva mio padre, decisi cosi di andare a piedi, ogni mattina con uno zainetto rudimentale a rete, corricchiavo lentamente fino a scuola per non sudare, mai fatto ritardo o un giorno di assenza, ero molto bravo a scuola, al ritorno correvo spedito…ovviamente per la fame, chi arrivava ultimo a tavola rischiava di rimanere digiuno. 

Un giorno mentre tornavo a casa, mi si accostò un automobilista, mi disse: “Ti ho preso il tempo, hai corso 6 km 20 minuti, domenica vieni a correre alla festa del paese che facciamo una corsa podistica”. 

Mi presentai, avevo le famose mecap, scarpe comprate usate al mercato, una canotta celeste e un paio di pantaloncini bianchi. Vinsi con oltre 500 metri di vantaggio su 4 km, il premio in alimenti lo portai a casa, quel signore divenne il mio primo allenatore, vincevo tutte le gare su strada, prendevo anche premi in denaro che portavo a mia madre per aiutare la famiglia. 

Ho vinto tante gare e tanti campionati, ho corso in lungo e in largo per l’Italia e anche all’estero. 

Nel 2013, improvvisamente si ammalò mia moglie di leucemia, una forma maligna molto ostile. 

Purtroppo dopo 9 mesi di ricovero mori, aveva 46 anni. In quei nove mesi studiai moltissimo per capire come si fosse scatenata questa malattia.

In provincia di Brescia l’incidenza di malattie tumorali è molto elevata, la più alta in assoluto in Lombardia e in Italia, attraverso i miei studi constatai che in alcuni luoghi della provincia vi erano malattie tumorali diverse, ciò dovuto al tipo di rifiuto seppellito in discarica o al tipo di inquinante esistente in quei determinati luoghi. 

Collegai la malattia al tipo di inquinante e scoprii che vi era forte correlazione. Come potevo dimostrarlo? Chi mi avrebbe ascoltato? Fu mia moglie a suggerirmi di scrivere sulla pettorina ciò che volevo denunciare. Mi disse: “Tu sai correre e ti conoscono, corri con le scritte e non fermarti”.  

Una mattina presto, quando Rosalba entro’ in coma, preso dallo sconforto, corsi per 66 km di fila, il giorno dopo ancora e poi ancora, un giorno mi trovai sul giornale, e poi in televisione, la denuncia dell’uomo che corre, il Forrest Gump della bassa, il podista dell’am-biente, il prof. maratoneta…e cosi via, la mia storia la conoscete tutti ormai.

Quali sono le battaglie che ha portato avanti e per le quali ha avuto risposte dalle amministrazioni e enti locali?

Le battaglie sono state molte, non solo qui da noi, anche in altri luoghi, mi chiamano ovunque vi è un problema di inquinamento ambientale, porto loro un messaggio di salute e di speranza, sono la voce di chi non ha più forza per urlare, degli ammalati e del dolore di tante famiglie, per chiedere giustizia. 

Le amministrazioni locali non accettano ben volentieri i suggerimenti, solo quando sono costretti da denuncia, cercano di porre rimedio. La battaglia che ho portato avanti con più forza è stata l’epidemia di legionella e polmoniti atipiche del 2018, mossi mari e monti per fare chiarezza sull’accaduto, scomodai ministri, onorevoli, scienziati, medici e avvocati, partecipai a trasmissioni televisive, interviste, conferenze stampa, alla fine l’ep-demia fu declassata dai magistrati bresciani non epidemia, eppure la relazione epidemiologica dell’accaduto esiste tutt’ora, la mano del silenzio doveva cadere…per non creare allarme.

Ultimo scandalo in ordine di tempo è quello relativo allo spandimento di fanghi tossici sui terreni. Anche il territorio di Manerbio è incluso nei Comuni interessati da questo fenomeno.

Alcuni comitati di cittadini avevano segnalato la questione già anni fa. Crede che ci sia una sorta di scarsa vigilanza su queste problematiche da parte degli organi preposti?

La questione fanghi e gessi è saltata fuori poiché le denunce dei comitati e associazioni ambientaliste erano veramente troppe e da molti anni ormai.

In Lombardia si smaltiscono ogni anno oltre un milione e 200 mila tonnellate di fanghi e gessi da defecazione sul territorio.

Questi fanghi trattati bene sono innocui e possono servire ad aiutare i terreni, purtroppo la maggior parte non vengono nemmeno trattati, come nel caso della ditta incriminata che per anni ha abusato di questa pratica illegale. 

Arare il terreno e dare una certa somma di denaro agli agricoltori consenzienti ad usare i fanghi e gessi sui propri terreni è una proposta allettante, guadagno immediato e senza sforzo. La questione va affrontata seriamente, i nostri terreni hanno già un carico azotato di liquami eccessivo oltre ai diserbanti, pesticidi, erbicidi e biodigestato. 

Vanno diminuiti i codici Cer e ogni Comune si deve dotare di un regolamento restrittivo all’uso di queste sostanze.

I nostri canali, le nostre falde sono già inquinati, i terreni stanno diventando sterili e la pratica della monocultura deve essere abban-donata.

Inoltre bisogna normare la quantità dei capi di bestiame, vi sono troppi allevamenti intensivi con una enorme produzione di anidride carbonica e ammoniaca. 

Non penso sia questione di vigilanza, le Gev sono state depotenziate da un certo partito politico, stessa cosa per i codici Cer, si cerca di proteggere gli interessi di una certa categoria per fini esclusivamente elettorali e non per la nostra salute.

Il suo messaggio di tutela e rispetto dell’ambiente e quindi dell’essere umano è molto importante per tutti noi. 

Viene recepito in maniera diversa dai giovani rispetto agli adulti?

Quest’anno ho svolto un importante lavoro con le mie nove classi sulla questione ambientale, dalla lettura e analisi iniziale delle bollette domestiche, ho affrontato ogni tipo di argomento verso gli obiettivi di Agenda 2030.

I giovani sono molto più consapevoli, i giovani cambieranno questo mondo marcio che guarda solo agli interessi dei poteri forti. L’eredità che gli stiamo lasciando non sono disponibili ad accettarla. Sono molto interessati agli argomenti ambientali anche perché vedono il loro futuro  incerto e la loro stessa vita in pericolo. 

Acqua, aria, suolo inquinati non possono garantire il loro futuro e quindi con tutta probabilità si sbarazzeranno di noi se noi adulti non prendiamo coscienza del male che facciamo ai nostri figli e portiamo rimedio.

Continuerà la sua battaglia? E come immagina il nostro futuro e quello del pianeta che ci ospita?

Io porterò avanti la mia battaglia, oggi più forte di ieri, non sono solo, sono presidente del comitato di Salute Pubblica “La Corsa per la Vita” sono uno dei fondatori del Tavolo di lavoro Basta Veleni e non ho timore di nessuno, continuo con le mie denunce  senza arrendermi.

Solo se avremo tutti coscienza reale dei cambiamenti climatici che stanno avvenendo sotto i nostri occhi e lasciamo da parte gli interessi e il denaro, forse uno spiraglio potrà ancora esistere per noi esseri umani. Se qualcuno mi dovesse chiedere chi è per te il povero più povero del mondo gli risponderei: “nostra madre Terra, l’abbiamo depredata, derubata e abbandonata”.

Barbara Appiani