Quest’anno, il 1° luglio, ricorre il mio trentesimo anno di lavoro in Casa di Riposo, come operatrice socio-assistenziale. Scrivo questo mio pensiero perché, dopo tanto tempo in un posto, mi sembra doveroso fare un punto della situazione lavorativa. 

Non mi sarei mai immagina di dover vivere una situazione di pandemia come quella che ci ha colpiti quest’anno. Mi ha messo molto alla prova sia fisicamente che mentalmente. Ho sempre accettato il fine vita come una cosa fisiologica, consapevole che il nostro corpo ha un tempo e una scadenza ma questo virus ci ha colpiti in modo così tragico e violento che mi risulta difficile accettare la situazione. Nel mio percorso lavorativo ho incontrato molte persone, sia ospiti che colleghi di lavoro e devo un grazie ad ognuno di loro per essere sempre stati in grado di lasciarmi qualcosa. 

Con i colleghi, che sono molti, (qualcuno è già andato in cielo) ho avuto rapporti più o meno buoni: con alcuni è rimasta un’amicizia anche se hanno smesso di lavorare da tempo, con altri ho dei bei ricordi ma non li ho più visti o incontrati mentre con altri ancora ci sono stati screzi e momenti non piacevoli ma questo succede in qualsiasi posto di lavoro. 

Un ultimo pensiero va alle amministrazioni: ne ho viste ben otto e ognuna ha fatto il suo compito, che sia in bene o in male lo giudicherà il tempo. Io so che se dai a un lavoratore la possibilità di lavorare bene e con passione, arricchendolo con una buona formazione, supporto e motivazione, questo darà il massimo e contribuirà a creare un ambiente positivo sia per i lavoratori che per gli ospiti. 

Non nego di aver passato anche momenti difficili e demoralizzanti e periodi di stress ma posso essere contenta di ciò che ho fatto e di come ho lavorato nella maggior parte di questi anni. 

Ringrazio tutti gli ospiti che ho incontrato e i loro famigliari, i miei ex e attuali colleghi, le amministrazioni. Vorrei fare una menzione particolare ad Achille che a marzo ci ha lasciati: lui è stata la prima persona che ho incontrato in casa di riposo. 

 Loretta Bono