Omnia fert aetas, animum quoque scriveva Virgilio in un verso delle sue Bucoliche: un inno alla forza distruttrice del tempo, capace di rendere sabbia e polvere anche il più fulgido e prezioso simulacro generato da mani umane. Ebbene, il Signore o il Fato, che creder si voglia, ha dato a noi umili mortali la possibilità di eternare la memoria di coloro che abbiamo amato con il semplice dono della scrittura, peggior nemica dei naturali limiti della nostra fragile natura. Oggi, contrito e colmo di dolore, non posso che offrire un semplice tributo alla memoria di un uomo che ha saputo mostrare quanto essere padre, essere marito ed essere amico siano compiti in cui poter davvero eccellere quando guidati dal luminoso faro della Speranza. Non m’è capitato spesso d’incontrare il volto di Alfredo Giovannini ma, come tutti i figli e nipoti di genitori e nonni capaci di essere veri testimoni d’amore, avevo potuto sperimentare la sua grandezza d’animo dai loro racconti, dalle loro memorie, dai piccoli doni che, puntuali, a festa comandata e in giorni come altri, divenivano imperiture dimostrazioni d’affetto e stima. Ed era proprio il bagliore che si intravedeva negli occhi di nonna Aurora e nonno Eugenio a far immaginare ad un piccolo e curioso nipotino chi fossero “Alfredo e Anna”, due persone ma una cosa sola, i compagni che chiunque avrebbe voluto incontrare lungo il cammino della vita.
In una contemporaneità che tende ad obliare l’impegno per il prossimo, il desiderio di salire in tribuna e combattere per ciò in cui si crede, Alfredo è stato fulgido esempio del vero significato dell’essere comunità, non già aritmetica somma, ma anzi preziosa integrazione di menti e cuori rivolti al bene del prossimo. Dibattito e idee: questo il sale di una stagione democratica che affondava le sue radici nel gravido terreno a suo tempo seminato da don Sturzo, da De Gasperi e da tutti coloro che decisero di abbracciare il sogno di costruire una società davvero interprete di quei valori cristiani e democratici, essenziale antidoto al veleno della dittatura e dell’autoritarismo. Una cultura della condivisione e dell’ascolto che Alfredo seppe mettere a frutto in modo tanto sincero da guadagnarsi la stima di molti e l’affetto di altrettanti: uomini e donne che, come lui, avevano voluto essere veri protagonisti del loro destino, rimboccandosi le maniche e costruendo, pietra dopo pietra, un vero monumento all’eroismo del quotidiano.
Ci mancherai e mi mancherai, Alfredo, pur nella certezza che la tua testimonianza continuerà a vivere e a dare frutto nelle opere e nei cuori di coloro che sempre ti hanno amato.
Leonardo Binda