E’ diventata ormai abitudine per la comunità di Pudiano risvegliarsi nelle settimane più significative dell’anno cristiano alla vista, sempre gradita e fonte d’ispirazione, delle installazioni di Silvano Venturini, conosciuto da tutti come il “ragazzo del ’54”.
Anche quest’anno, anche in questa Quaresima, dove ricorre il triste anniversario de-ll’inizio della crisi pandemica che con forza devastante ha colpito la nostra Orzinuovi, Silvano non si è tirato indietro e, con la sua consueta semplicità ed il forte desiderio di infondere coraggio e speranza ai suoi concittadini, ha regalato a tutti un segno tangibile della sua inesauribile Fede. Un simbolo certo, che però riprende il significato più profondo di questo termine che, grossomodo, possiamo rendere con “mettere insieme”, “avvicinare”.
Un simbolo di una Quaresima particolare, ancora segnata dal timore e dall’incertezza.
Su di un basamento composto da rami d’ulivo si erge, fiera, una croce lignea frutto della maestria dello stesso Silvano che non solo ha composto ma ha anche materialmente creato o ricercato in natura ogni elemento che ne costituisce parte integrante.
«Questa composizione vuole essere uno stimolo che ci porta a ricercare il nostro legame con Dio, indispensabile per superare questi momenti di grande difficoltà – ha commentato Venturini – Ho scelto di creare qualcosa che fosse fortemente evocativo e che si legasse alla narrazione dei Vangeli: l’ulivo, come simbolo di pace e della preghiera di Cristo, i ceppi, come ricordo del Golgota e della dolorosa morte di Gesù, nonché la croce, che ho intagliato con le mie mani».
Motivo di vanto per tutta la comunità di Pudiano, raccolta intorno alla sua meravigliosa chiesa, piccolo scrigno di inestimabili tesori, sono molti i ciclisti, le famiglie e gli automobilisti che, passando dinanzi al sagrato del luogo di culto, si fermano per fare una preghiera o anche solo per un breve momento di adorazione.
«La mia speranza è che la Resurrezione di Gesù possa donarci la grazia di liberarci da questo terribile morbo – ha concluso Silvano – di modo che ognuno di noi possa essere libero nella Fede».
Leonardo Binda