Meglio chiarire fin da subito, onde evitare un possibile se non probabile equivoco, che in questo articolo il termine “Territorio” non si riferisce a una realtà fisico-geografica bensì a un organismo assembleare politico-amministrativo, presente nel bresciano e in altre province della Terraferma veneziana.

Le origini del “Terri-torio”.

Le origini di questo organismo, rappresentativo di molti comuni della provincia bresciana, si devono collocare nei continui contrasti tra il capoluogo, Brescia, e le più importanti realtà comunali della provincia. 

Contrasti dovuti al tentativo di queste di sottrarsi all’in-fluenza del capoluogo e di aspirare a diventare terre separate.

“In questo contesto penso si possa inserire la formazione, in parte spontanea ed in parte favorita da Venezia, di un organismo dei territoriali bresciani (D. Parzani)”.

Uno dei primi documenti attestante questa origine è del 1431: in esso si afferma che alcuni ambasciatori si recano a Venezia per presentare alcune richieste “pro parte comunium et hominum tutius brixiensis districtus (da parte dei comuni e degli uomini di tutto il distretto bresciano)”.

Certo non è ancora un organismo strutturato nelle sue varie magistrature, che vedremo più avanti in dettaglio; ma già nelle riforme dell’estimo (strumento su cui si basava l’imposizione fiscale) della terza decade del ‘400 di tutta la provincia bresciana, città e contado, in ognuna delle venti commissioni competenti vi sono tre cives (rappresentanti del capoluogo) e tre districtuales (rappresentanti dell’agro bresciano).

Negli anni seguenti si assiste a “un lento ma progressivo emergere della magistratura del Territorio, sempre meglio articolata e organizzata, tacitamente riconosciuta ed accettata da Venezia (D. Parzani)”, che si contrappone “alla città e ad un suo completo controllo amministrativo ed economico sulle parti non separate del proprio distretto”, cioè quelle realtà comunali in cui Brescia inviava i podestà (Orzinuovi, ad esempio) o i vicari (Iseo, Rovato ad esempio).

Quali sono le terre del distretto bresciano che costituiscono il Territorio? E quanti abitanti vivono in queste terre?

Appartengono al Territorio le zone pianeggianti a sud di Brescia e la zona del lago di Iseo, con alcune eccezioni quali Asola (allora facente parte della provincia bresciana), Lonato, Orzivecchi (feudo dei Martinengo) ed altre terre feudali al confine con il mantovano e il cremonese.

Quanto alla popolazione è sempre difficile un calcolo preciso; si ipotizza ragionevolmente che circa la metà (il 47%, vale a dire poco più di 101.000  abitanti) della popolazione della provincia vive sulle terre rappresentate dal Territorio.

Quali sono i vari organi burocratici del Territorio?

Nel ‘500, quando l’apparato burocratico è delineato e stabilizzato, vari sono gli organi in cui è organizzato il Territorio; tra i più importanti: il Consiglio generale del Territorio, il Consiglio speciale, i Sindaci del Territorio, il Massaro generale. Vediamoli.

Il Consiglio generale del Territorio è il massimo organo assembleare e decisionale. Vi partecipano uomini eletti nei consigli dei vari comuni.

A Orzinuovi l’elezione viene effettuata all’inizio dell’anno.

Il verbale dell’8 gennaio 1517 riporta, che essendo solito e consueto eleggere uno dei deputati della terra, affinchè vada in Territorio, viene scelto “domino Pietro Bissolo che vada, entri e faccia nel consiglio di questo Territorio come è nel compito di tale deputato (A. Rossini)”.

Il numero dei consiglieri di questo organismo varia nel tempo: si va da 31 fino a 166 deputati.

È convocato dai Sindaci del territorio, ed è presieduto dal Capitano di Brescia o da un suo delegato. Si riunisce a Brescia.

La sede varia nel tempo: nel 1546 si riunisce nel palazzo del Broletto. Per evitare che si creino consorterie parentali o gruppi familiari che possano pilotare le scelte del consiglio, una norma vieta che due fratelli non possano essere incaricati contemporaneamente.

Il Consiglio speciale è l’organo esecutivo, “il vero organismo di governo che si riunisce varie volte all’anno e che ha in mano la gestione fiscale del contado, dato che approva l’imposizione di taglie (= tasse, imposte), la loro suddivisione tra le comunità, i modi di riscossione, oltre al fatto che elegge i ragionati, i nunzi, i deputati che devono trattare con la città o con comunità privilegiate accordi e composizioni (A. Rossini)”

I suoi componenti non sono eletti da tutti i deputati dal Consiglio generale, bensì da un gruppetto di elettori formato dai due Sindaci, dal Massaro, dal Cancelliere e da alcuni deputati (da tre a sei) “appartenenti alle comunità più grosse del contado”: Rovato, Chiari, Orzinuovi.

Si riunisce quando è necessario: in certi anni ci furono anche 15 convocazioni con una punta di 19 nel 1521.

I Sindaci del Territorio, in numero di due, sono una carica molto importante. Spetta a loro la convocazione del Consiglio generale che presiedono.

Illustrano l’ordine del giorno e ragguagliano i consiglieri sull’andamento delle varie faccende.

A loro, rappresentanti ufficiali del contado, si rivolge il rettore di Brescia per chiedere, a nome del governo veneziano, contributi e sussidi; a loro il rettore comunica eventuali novità in materia fiscale. Rientra nelle loro funzioni la difesa di cause e di diritti del Territorio, sia a Brescia che a Venezia.

Uno di loro assiste il Capitano quando questi deve sentenziare in merito a controversie tra cives (cittadini di Brescia) e districtuales (abitanti del contado).

In questa carica si distinse Pietro Bissolo, orceano, che la ricoprì per circa quarant’anni nella prima metà del ‘500; fu una “figura di grande rilievo e prestigio della contadinanza bresciana (A. Rossini)”. 

Il Massaro generale: altra carica di grande rilevanza. Al Massaro è attribuito “il delicato compito di riscuotere … i vari contributi fiscali,  di tenere i conti delle entrate e delle uscite del Territorio, di ripartire, da solo o insieme ai sindaci  ed ai ragionati, la somma assegnata al contado, di una qualsiasi taglia o tassa (A. Rossini)”.

Dal momento che la carica prevede il maneggio di enormi quantità di denari, il Massaro potrebbe, tramite malversazioni, ottenere benefici economici personali. Per questo una norma del Consiglio generale dispone che il ministro sia obbligato, al termine del suo mandato, a rendere conto dei denari amministrati.

Solo che spesso il Massaro viene riconfermato alla scadenza nella carica, rinviando quindi la rendicontazione. In questo modo Girolamo Viviano di Bagnolo dura in carica un trentennio e solo l’intervento del Capitano Marc’Antonio da Mula nel 1546 permette di scoprire una enorme truffa messa in atto dal Viviano: un ammanco di 60.000 ducati. Scoperto, per evitare la giustizia si avvelenò; ce lo conferma il Da Mula nella sua relazione di fine mandato: “Esso quondam Gironimo Bagnol masaro, essendo sta trovato in molti errori a danno di Vostra Serenità et di quel territorio, temendo la iustitia si avenenò; è stato per noi sentenziato debbitor di esso territorio de ducati sessanta millia”.