Il campo, giudice supremo ed assoluto, emette il suo irrevocabile verdetto mortificando tutti gli sforzi fatti prima nell’allestire la squadra e poi nel tentativo di migliorarla in corso d’opera per poter reggere l’urto di una categoria ostica e non solo per l’altissimo livello tecnico delle contendenti. Partiti con il chiaro obiettivo che il nostro scudetto sarebbe stata una salvezza, da raggiungere possibilmente senza passare dai playout, ci siamo ben presto accorti che per centrarlo avremmo dovuto dare ben olt re le attese. Già dopo le prime sconfitte era apparso chiaro la mancanza di un playmaker esperto, un leader in grado di dettare i tempi della manovra offensiva e che desse equilibrio difensivo . Il mercato non offriva affidabili scelte tra gli italiani ed ecco allora la decisione di rinunciare al lungo Jamal Olasewere per tesserare il playmaker Joseph Raffa.  Mai scelta, naturalmente col senno di poi, fu così avventata e deleteria. Il neo arrivato metteva subito in mostra indubbie doti realizzative ma anche una propensione a giocare in maniera personalistica senza coinvolgere il resto dei compagni rendendo la manovra prevedibile e squilibrando l’intero gioco di squadra. I tentativi di coach  Crotti di cercare soluzioni nuove che trovassero una efficace sintesi tra le caratteristiche della squadra e quelle del nuovo playmaker venivano però subito frustrate dalla falla aperta, nel già risicato settore dei lunghi, dal grave infortunio occorso al capitano Rudy Valenti. Una rottura del tendine d’Achille che in pratica ha tolto dalla contesa non solo un giocatore esperto e valido per la categoria ma anche il punto di riferimento imprescindibile per i compagni dentro e fuori dal campo, il vero collante dello spogliatoio,l’interfaccia perfetta tra gruppo, dirigenza, tifosi e guida tecnica. L’effetto destabilizzante è subito evidente e nel tentativo di raddrizzare le cose la dirigenza orceana è corsa ai ripari esonerando coach Crotti e chiamando in sua sostituzione Alex Finelli e sostituendo Valenti con Andrea Iannilli. Tutte mosse, come quella disperata di sostituire Sollazzo con Adam Smith, che si sono purtroppo rivelate infruttuose. A nulla è servito innescare una precipitosa retromarcia richiamando sia Crotti che lo stesso Sollazzo e nemmeno il miracoloso, ma purtroppo tardivo, rientro di Valenti per salvare la barca orceana da un naufragio annunciato. Non è questo il momento e nemmeno la sede per aprire processi sommari e neppure alimentare il clima da Norimberga che i soliti soloni da Bar Sport, specialisti del senno di poi, detentori unici dell’”Avevo già detto” e pronti a repentini saliscendi dal carro dei vincitori vorrebbero invece instaurare. “Non sempre le nuvole offuscano il cielo: a volte lo illuminano” scriveva Elsa Morante basta solo saperci guardare,  una seria e approfondita disamina su questa parentesi negativa in un percorso societario esaltante è d’obbligo, la società al suo interno deve trovare e dare risposte individuando soluzioni. Al presidente Zanotti, ai suoi collaboratori e agli degli sponsor va il ringraziamento di tutti gli appassionati per gli sforzi fratti ma anche la richiesta di chiarezza sulle prospettive e gli impegni futuri a cominciare da quella che è una delle cause del deragliamento stagionale: Il mancato ampliamento del Palambienti. L’esodo al Sanfilippo ha minato l’orceanità del progetto, indebolito il feeling con il paese, svantaggiato tecnicamente ed inoltre drenato grosse risorse economiche. Ripartire dal palazzetto è un segnale non solo per il basket ma per l’intero paese, significa ribadire il ruolo che Orzinuovi merita in ambito provinciale dotando l’intera comunità di una struttura polivalente e di richiamo, significa ridare slancio all’intera area sportiva, significa dare un segnale d’integrazione e coesione sociale perché se c’è una cosa che ancora unisce trasversalmente tutti gli orceani è la passione per lo sport.

MARIO IACOMELLI