Conoscere la conformazione geologica del nostro territorio è fattore essenziale per cercare di prevedere i rischi di dissesto idrogeologico ed eventuali azioni di prevenzione e messa in sicurezza di centri abitati, aree produttive e terreni agricoli. Per cercare di fare luce sul tema, abbiamo fatto due chiacchiere con il geologo soncinese Mattia Lucchi, a lungo attivo nei settori della geotecnica, idrogeologia e sismologia.

Dott. Lucchi, iniziamo con una domanda tranchant: è possibile che nel nostro territorio si verifichino i tristissimi avvenimenti accaduti nelle scorse settimane in Romagna?

L’intensità dell’alluvione verificatasi in Romagna non è solo dovuta all’impeto delle precipitazioni che si sono abbattute su quel territorio, ma anche ad una particolare conformazione geologica e geomorfologica. Le città di Bologna, Imola, Faenza, Forlì, Cesena e Cesenatico sono ubicate alla base della catena appenninica, su un allineamento che definisce il confine tra i monti e la piana alluvionale. Le decine di corsi d’acqua, che da monte giungono in prossimità della pianura, scaricano il loro portato verso il mare Adriatico, determinando, così, importanti esondazioni.

Il territorio in cui viviamo ha un rischio idrogeologico più basso rispetto alla Romagna; tuttavia fenomeni alluvionali sono possibili e la loro intensità non sarà legata solamente all’intensità delle precipitazioni, ma anche e soprattutto alle dinamiche di gestione del territorio. 

Volendo dare una visione d’insieme, come si presenta la conformazione del suolo delle terre dell’area padana?

Se prendiamo in considerazione la pianura delle province bresciana, bergamasca, cremonese e lodigiana, in linea generale è possibile individuare una zona settentrionale, “l’alta pianura”, caratterizzata in prevalenza da sedimenti alluvionali più grossolani, come ghiaie sabbiose e sabbie medio grosse, e una zona meridionale, “la bassa pianura”, contraddistinta da suoli più fini, di natura prevalentemente limoso-sabbiosa ed argilloso-sabbiosa, che risultano essere anche poco permeabili. Questa conformazione genera la cosiddetta “fascia dei fontanili”, la quale, appunto segna il passaggio tra alta e bassa pianura, e che corrisponde proprio al territorio in cui viviamo.

Parlando di rischi idrogeologici, è possibile che i territori nei quali scorre il fiume Oglio siano esposti, almeno potenzialmente, ad episodi di smottamento?

Lo smottamento non è altro che una colata di detriti o di fango che si innesca per una modificazione dello stato fisico del suolo. Forti piogge determino la saturazione del terreno ed il suo conseguente aumento di peso, portando a uno “scollamento” e a uno scivolamento di una porzione di pendio. Ciò detto, più il terreno è acclive e più sarà predisposto ad uno smottamento. Nel nostro territorio, prettamente pianeggiante, i cambi di pendenza sono localizzati quasi esclusivamente in prossimità degli orli di terrazzo morfologico, ormai quasi del tutto antropizzati e con deboli pendenze nella maggior parte dei casi. In sintesi, dunque, il rischio di simili eventi è molto limitato.

La pianura padana è ricchissima di falde acquifere sotterranee: in caso di forti piogge, c’è il rischio che, riempiendosi, tendano a far “risalire” le acque fino in superficie?

Considerato che la capacità di assorbimento e deflusso nel sottosuolo è estremamente più lenta, specie quando si tratta di terreni a litologia limoso-argillosa, la vera criticità per il nostro territorio, in caso di eventi alluvionali importanti, è legata alla capacità di smaltimento delle acque superficiali. Quando, dunque, si creano le condizioni affinché si assista ad una rapida concentrazione d’acqua in superficie, essenziale è il ruolo giocato dai corsi d’acqua, canali e vasche di laminazione, che, se ben progettate e mantenute, consentono all’eccesso di defluire con regolarità alla volta dei corsi d’acqua di maggior portata, evitando così fenomeni di allagamento.

Quali, a suo avviso, le strategie più efficaci da adottare per mitigare i rischi e mettere al sicuro le nostre comunità?

Stante il fatto che eventi climatici catastrofici non possono essere né allontanati né previsti, l’unica strategia da adottare è quella preventiva: interventi su larga scala, costituiti prevalentemente nella realizzazione di vasche di laminazione e arginature adeguatamente progettate, possono mitigare notevolmente il rischio di simili eventi. Inoltre, sia a livello comunale che sovracomunale, è possibile incidere positivamente sugli effetti di un importante evento meteorico assicurandosi che canali e fognature siano costantemente oggetto dei necessari interventi di pulizia e manutenzione.

Leonardo Binda