Quando il territorio chiama, l’Istituto comprensivo di Orzinuovi risponde!
E ha risposto anche Sabato 6 Novembre, giorno in cui si è svolta, procrastinata di due giorni, la commemorazione dei caduti in guerra  nel centrotreesimo anniversario della vittoria e si è celebrata la Festa delle Forze armate, alla presenza del Sindaco e di varie Autorità, nonché della sempre puntuale ed entusiasmante Fanfara dei Bersaglieri.
A prendere parte alla manifestazione sono stati  pure i nostri alunni delle classi III della Scuola Secondaria di primo grado, accompagnati dai loro docenti, e delle classi IV della Scuola Primaria, accompagnati da docenti e genitori. Le celebrazioni si sono svolte di Sabato e, quindi, la partecipazione numerosa e convinta dei bambini della Primaria è stata tanto più sorprendente quanto più si considera che per loro non era giorno di scuola. Eppure, sono accorsi in tanti dinanzi al Municipio, non solo da Orzinuovi, ma anche dai paesi limitrofi. Ed è stato emozionante vedere il sagrato della Chiesa gremito di manine che sventolavano le bandierine, di braccia che agitavano il tricolore, di cuori che cantavano all’unisono un inno all’Italia! Eh sì, perché quella mattina più generazioni si sono date appuntamento per celebrare la rinascita dell’Italia, per testimoniare con la loro importante presenza la voglia di ripartenza, il desiderio di esserci, la necessità di stare di nuovo uniti a commemorare il passato come trampolino di lancio verso un futuro sicuramente ancora incerto, ma prevedibilmente più roseo anche solo di un anno fa!
Dinanzi al Monumento ai Caduti presso i Giardini Pubblici, gli alunni della Scuola Secondaria hanno commosso l’intera platea leggendo, con le loro voci strozzate dall’emozione e le dita tremanti, toccanti frammenti di lettere che i soldati della Bassa Bresciana, dalle trincee dove stavano come foglie d’autunno sugli alberi, con le bocche digrignate dalla paura e le mani congestionate dal gelo, scrivevano a fidanzate e familiari per inviare loro un ultimo, esule pensiero di speranza e di amore viscerale per la vita. Poi è toccato agli alunni della Primaria e qui occorre una riflessione. È difficile avvicinare un bambino ad argomenti lontanissimi da lui, come può essere la Prima Guerra Mondiale, e può rivelarsi addirittura traumatico propinargli poesie e racconti, che indugino sulle atrocità della guerra stessa. Però, come diceva Bruner quando teorizzava il  suo curricolo a spirale, “si può insegnare qualsiasi cosa a qualsiasi alunno a qualsiasi età, purché ciò sia fatto in una forma accettabile!”. Ed ecco che, allora, le poesie dei bambini hanno virato verso parole inneggianti alla civiltà,  a quel desiderio paziente, appassionato, ostinato che vi siano sulla Terra meno ingiustizie, meno dolori, meno sventure. Parole che hanno augurato ai presenti di vivere sulla Terra senza rendere nessuno vittima e senza sospettare o condannare alcuno, nemmeno a fior di labbra! Hanno augurato di vivere senza marca, senza etichetta, senza distinzione, senza altro nome che quello di uomo. Perché, per dirla con i versi di Emily Dickinson “mai prigioniero sarai, ove libertà abiti in te!”. 
Ed i bambini hanno declamato tali parole circondati dai loro compagni che, compatti, facevano loro da sfondo, elevando al cielo cartelloni inneggianti alla pace, a quella pace per cui hanno  promesso sin da ora, da piccoli, da cittadini del futuro, consapevoli e responsabili, di impegnarsi a far fiorire su di un prato su cui voleranno, leggiadre, le farfalle tricolori.  

                                                                                                                             Maria Rosaria D’Ambrosio