Vorrei avere la macchina del tempo e almeno per un Natale tornare bambina! Un desiderio ingenuo, sì, ma indubbiamente condiviso da molti! Da anni si è spesso distorto il suo significato, riducendolo già da settembre ad una rincorsa a chi espone prima gli addobbi e articoli da regalo, a chi mette in vendita più in anticipo panettoni e pandori, oltre alle pubblicità tv martellanti e  noi consumatori arriviamo a Natale ormai stanchi di questo “troppo”, che distorce la giusta attesa, equilibrata nei tempi  e nei modi. A casa mia, come in molte famiglie,  si mettevano gli addobbi il giorno dell’Immacolata: presepio, albero, strisce dorate e argentate a contornare quadri e lampadari di sala e cucina, per accogliere già il 13 S. Lucia, che lasciava purtroppo sempre pochi giochi e dolci. La vigilia i commercianti delle botteghe del paese offrivano ai clienti abituali, con i quali nel tempo diventavano amici, piccoli omaggi, in segno di gratitudine.; un gentile pensiero molto apprezzato. La mattina di Natale mia mamma andava alla S. Messa prima, per aver tempo di preparare il pranzo, gustoso sì, ma non esageratamente ricco. Si festeggiava infatti con parsimonia, oltre che per le possibilità economiche modeste, perché si era abituati a non sprecare, a essere moderati sempre, forse troppo. Non si può certo dire però anche per il Natale che “Tutto andava meglio quando andava peggio”. È sempre capitato, per esempio, anche nelle migliori famiglie, che intorno alla tavola qualche parente fingesse un’armonia più di facciata che reale, per rispetto a genitori e nonni, per quieto vivere, ma pure per ipocrisia! D’altronde era d’obbligo infatti invitare i familiari, anche se non tutti graditi. Pochi avevano il telefono in casa, perciò si spedivano biglietti e cartoline d’auguri e si aspettava con impazienza il postino, per ammirare le immagini più suggestive e i pensieri più affettuosi, che si mettevano poi in bella vista nella vetrina della credenza, davanti ai servizi di tazzine e bicchieri belli, quelli che non si usavano mai per paura di romperli. Tra parenti e amici più stretti ci si scambiavano gli auguri facendo visitw a casa, davanti ad una buona tazzina di caffè della moka messa a bollire sulla stufa a legna. A ripensarci mi rendo conto che ci accontentavamo veramente di poco, ma quanto ci rendeva felici quel poco! Inevitabilmente i ricordi addolciscono e travisano un po’ la realtà, però è vero che al giorno d’oggi quasi tutti abbiamo maggiori possibilità economiche, perciò l’esagerata abbondanza, sia per i pranzi che per i regali, spesso pare quasi un’ostentazione più che un piacere. Man mano aumentano le assenze di familiari, la nostalgia di quei posti vuoti diventa più pungente, ma per fortuna si aggiungono parenti acquisiti e nuove amicizie, che alleviano un po’il dolore per  queste mancanze. Il ciclo della vita, a volte lungo, altre purtroppo molto breve, dovrebbe farci valorizzare ogni giorno, non solo Natale e Capodanno. Auguri dunque di un Buon Natale che duri tutto l’anno!

Ornella Olfi