Una volta a Montichiari, come in tutti i paesi, non c’erano pub, birrerie, enoteche, piadinerie, né locali dove fare apericena. C’erano in prevalenza trattorie, con cucina nostrana, dove si festeggiavano eventi familiari importanti, ma erano anche ritrovo abituale per gli uomini, la sera ola domenica, per trascorrere qualche ora in compagnia di amici. All’Osteria Due Chiavi, in via San Pietro, purtroppo chiusa e tristemente abbandonata in uno stato di degrado indecoroso da anni,andava tutte le sere dopo cena mio papà proprio per ritrovarsi con i suoi amici a bere un caffè escambiare quattro chiacchiere, tra qualche partita a carte o alla morra. Non condivido di certo il maschilismo imperante di allora, che voleva le mogli a casa ad accudire figli e anziani, mentre i mariti erano liberi di uscire! Eppure erano abitudini consolidate e tutto sommato accettate dalle donne della generazione di mia mamma, educate a doveri e ruoli ben precisi. Padri per la maggior parte grandi lavoratori, ma poco inclini a seguire i figli nella quotidianità, a scambiare gesti affettuosi, pur amandoli. Mio papà era uno di questi: molto severo, tanto che bastava una sua occhiata eloquente per capire e obbedire senza replicare, un modo rigoroso di esprimere il suo amore per noi e di educarci, allora difficile per noi figlie da capire. Negli anni abbiamo poicompreso che quello era il frutto di un’educazione ancor più intransigente della sua con noi, che lo aveva maturato con princìpi giusti, seppur discutibili, come per esempio la netta differenza tra diritti di maschi e femmine ed era l’unico metodo con cui sapeva amarci, temprandoci per superare le difficoltà della vita! Un augurio a lui, lassù da 50 anni, mancato prematuramente, ma sempre vivo in noi. Un augurio a tutti i papà, auspicando che apprezzino ogni giorno la compagnia della propria famiglia e dei propri figli, prima che quella degli amici, valorizzando il ruolo delle loro compagne di vita. La priorità dei papà giovani, pur tornando stanchi dal lavoro, siano le ore da trascorrere in compagnia dei loro figli, tempo e svago più importanti di qualsiasi altro hobby, amici e bar compresi. Un auspicio che i figli già adulti sappiano godere della presenza dei loro papà finché hanno la fortuna di averli ancora vicino: è purtroppo un dato di fatto che non c’è certezza del domani, a qualunque età. A maggior ragione non dimentichiamo, e non solo per la loro festa, i papà anziani che vivono soli, ancor più tristi se hanno dovuto lasciare la propria casa per essere ricoverati in una struttura sanitaria. I figli dovrebbero sempre ricordare quanto i loro papà hanno fatto per farli diventare gli uomini di adesso, con infinito amore, pur senza averlo magari esternato con gesti o parole affettuosi. Ad ogni età, anzi, invecchiando sempre di più, i papà hanno bisogno di affetto, purtroppo a volte capita che ce se ne renda conto troppo tardi.

Ornella Olfi