Mascherine, distanziamento e niente cortei tradizionali ma l’impegno dello stare insieme tutti sotto un unico vessillo, quello del Tricolore, onorando i monumenti dedicati ai Caduti e alla Resistenza e Costituzione.
Questo è stato il Venticinque Aprile monteclarense, una domenica di sole senza partecipazione di pubblico, se non qualche passante fermatosi ad osservare l’evento a debita distanza, durante il quale i rappresentanti delle istituzioni: parrocchia, amministrazione, rappresentanti ANPI e Combattenti e Reduci si sono ritrovati a celebrare il ricordo di coloro che sono morti perché l’Italia venisse liberata dal Nazifascismo.
Preceduta dalla Santa Messa, officiata alle ore 9 nel duomo di Santa Maria Assunta da Monsignor Abate Cesare Cancarini, la cerimonia si è svolta con i pochi partecipanti che si sono portati dapprima davanti al Monumento ai Caduti di tutte le guerre, dove il sindaco Marco Togni ha deposto una corona d’alloro, e, successivamente, in viale della Costituzione davanti al monumento omonimo.
Qui, dopo aver proceduto alla lettura dei 27 nomi di monteclarensi caduti per mano nazifascista e della poesia di Gianni Rodari «La madre del partigiano», declamata dal socio ANPI Angiolino Filippini, si sono tenuti i discorsi ufficiali di rito esposti dall’assessore al Commercio e allo Sport Guido Lanfranchi, dal presidente dell’Anpi Giulio Bertolini e dal sindaco Marco Togni.
Bertolini ha ricordato l’importanza di una festa radice del ripristino delle libertà nazionali e individuali per la quale molti hanno dato la vita, uomini, donne e ragazzi che, rifiutando di aderire alla Repubblica di Salò, furono perseguitati, deportati e uccisi.
Il presidente dell’ANPI Montichiari si è inoltre rammaricato che, a causa delle disposizioni vigenti per pandemia covid, proprio ai giovani sia stata impedita la partecipazione ad una celebrazione che può dare loro le basi etiche, morali e civili più importanti e che li può introdurre nei non facili cammini della vita adulta.
«Il XXV aprile rappresenta la festa di tutti gli italiani – ha sottolineato il sindaco nel suo discorso – indipendentemente dalle appartenenze politiche; nessuno dovrebbe permettersi di farla propria o di denigrarla, di cogliere l’occasione per scagliarsi solo per fini partitici contro questo o quello. Sono fortunato, perché non sono schiavo di ideologie, perché sono contro ogni forma di privazione delle individualità, delle identità personali, perché sono contro i totalitarismi di ogni colore politico e non permetterò a nessuno di applicarmi etichette. Sono fortunato semplicemente perché sono libero e per questo ne devo essere grato».
Marzia Borzi