Dunque, grazie a «Cultura e movimento», un progetto del Rotary club Brescia Sud-Est Montichiari (ovviamente finanziato dallo stesso club, che per la bisogna sborsa ben 7.500 euro in favore della comunità), 250 bambini che frequentano le classi terze della Scuola Primaria avranno l’opportunità di fare un’ora alla settimana di educazione motoria con un istruttore laureato e specializzato (gli istruttori sono dell’asd Audax).

La prima reazione che viene alla mente è quella di fare i complimenti al Rotary, e di congratularci con loro. Non è la prima volta che questa bella realtà entra nel tessuto sociale di Montichiari per fare qualcosa di bello. Ricordiamo, ma sono solo un paio di esempi relativamente recenti, i service per le visite oculistiche destinate ai bambini di famiglie fragili, oppure, sempre per i bambini, i giochi per il parco inclusivo dedicato al Beato Novarese.

Però, subito dopo i complimenti al Rotary, viene alla mente una considerazione: perché mai, in una scuola pubblica, per poter fare educazione motoria con del personale specializzato, i bambini devono «aspettare» l’intervento del Rotary e/o di un’altra benefica associazione? Sia chiaro che questa domanda-provocazione non è un dito puntato contro le maestre (parliamo al femminile perché il 99% dei docenti della Primaria è costituito da donne); la domanda non è un dito puntato contro le maestre, dicevamo, alle quali, al contrario, va tutta la nostra stima e la nostra solidarietà, perché, alla scuola Primaria, praticamente dovrebbero saper fare tutto e ancora di più. Una cosa che neanche superwoman riuscirebbe a fare. A loro, infatti, è chiesto di conoscere la grammatica e la matematica, ma anche l’educazione civica, la chimica, le belle arti, l’educazione musicale, l’educazione fisica ed altro ancora.

Loro, le maestre, in verità ce la mettono tutta, ma come è sin troppo facile immaginare, mica possono conoscere tutto di tutto. Infatti, e l’esempio di Montichiari lo dimostra, quando si vuol fare per bene educazione motoria si ricorre al supporto di uno specialista. Non dovrebbe essere lo Stato che, in una scuola pubblica, garantisce l’educazione motoria, senza aspettare il Rotary (che, lo ribadiamo a scanso di equivoci, ha fatto benissimo a proporre questa iniziativa)? Tutti a riempirsi la bocca, dicendo che lo sport fa bene, che i nostri giovani devono praticarlo e cose del genere. Poi, però, all’atto pratico, lo Stato, a cui fa capo l’educazione dei nostri figli, se ne frega, o quasi.

E’ una questione di soldi, dirà qualcuno. Ha ragione: da noi, nella scuola, i soldi vengono spesi per acquistare i banchi a rotelle di Madame Azzolina, oppure si disperdono nei mille rivoli di corsi che, nella nostra scuola, si fanno ancora perché di fondamentale importanza per la crescita culturale dei nostri figli, tipo un corso sulla lavorazione della lana di capra tibetana o un corso sui diritti violati del lupo di Cappuccetto Rosso.

Gabriele Fiore