Vittoria tutta monteclarense quella della XXVII Borsa di Studio Francesco Rodella. Ad aggiudicarsi l’ambito premio di 10 mila euro è stato, infatti, Mirko Treccani con il lavoro dal titolo “Verso un modello poligenico per la Granulomatosi Eosinofila con Poliangioite: analisi genomiche su casi familiari e sporadici”. Classe 1996, laureato in bioinformatica con una magistrale in “Molecular and Medical Biotechnology” presso l’Università degli Studi di Verona; Treccani ha svolto un dottorato di ricerca in Scienze Applicate della Vita e della Salute e, dopo un’esperienza nel Dipartimento di Medicina dell’Università di Cambridge, è diventato ricercatore per l’Università di Parma, nell’Unità di Nutrizione Umana, Dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco (Unità Operativa di Genetica Medica, Dipartimento di Medicina e Chirurgia) nel progetto PREDICT-CARE: sviluppo di strumenti per la predizione, a livello individuale, della risposta cardiometabolica al consumo di polifenoli alimentari. «Il premio è giunto inatteso – ha dichiarato il ricercatore – Siamo tutti contenti, mi piace usare il plurale perché il lavoro premiato è un lavoro di squadra. Io ho vinto, certo, ma a supportarmi ci sono altre persone con cui collaboro ormai da diversi anni tra le quali il mio mentore scientifico professor Giovanni Malerba del GM Lab dell’Università di Verona; il professor Augusto Vaglio dell’Azienda Ospedaliera Meyer di Firenze; i dottori Davide Martorana e Pedro Mena dell’Azienda Ospedaliera e dell’università di Parma; il professor Giacomo Emmi dell’università di Trieste e il dottor Paul Lyons dell’università di Cambridge, tutti fra i massimi esperti di Granulomatosi Eosinofila con Poliangioite, una patologia autoimmune e infiammatoria rara. Il progetto altro non è che la prosecuzione delle mie tesi dottorale e magistrale e con questo premio potremo portare avanti un nuovo percorso diagnostico su questa patologia che si manifesta inizialmente come un’asma per poi diventare qualcosa di più grave. Ci stiamo concentrando per usare sempre di più la genetica come strumento di diagnosi e la medicina personalizzata che permetterebbe di intervenire molto prima della malattia e portare miglioramenti alla vita delle persone che ne sono o rischiano di esserne colpite. Spero come borsista dell’Associazione Rodella di poter anche incontrare i precedenti vincitori e creare delle collaborazioni scientifiche o di sinergie di idee che possano essere fruttifere per restituire alle attività della Fondazione Rodella e all’entusiasmo del dottor Antonio tutto ciò che in questi anni ha riconosciuto a noi ricercatori».

Marzia Borzi