Pubblichiamo integralmente l’intervento che la dirigente scolastica Claudia Covri (nella foto) ha tenuto alla edizione 2021 della “Marcia di Barbiana”, svoltasi on line a causa dell’emergenza sanitaria in corso.

“Ripercorrendo ancora una volta, quest’anno idealmente, il rigoglioso sentiero che porta alla Scuola di Barbiana, affermiamo la nostra fierezza di appartenere al vasto e fecondo movimento educativo che in tutta la penisola esprime passione civile e culturale per migliorare il nostro sistema formativo.

Quella grande avventura educativa ha cambiato la scuola italiana, segnando l’etica professionale di moltissimi nostri insegnanti, che avevano e hanno nel cuore l’eguaglianza delle opportunità, la democrazia, la libertà di tutti e di ciascuno.

Sfide nuove nelle forme, ma identiche negli esiti, ci sono davanti.

Complice anche la pandemia che speriamo finalmente in corso di attenuazione, oggi crescono le diseguaglianze, aumenta la selezione sociale, si affermano nuovi e vecchi egoismi e divisioni. 

Con il nostro lavoro noi intendiamo invece infondere fiducia e coesione, dare speranza alle famiglie sul futuro del Paese e dei propri figli, operando in un istituto che del priore di Barbiana porta con orgoglio non solo il nome ma anche i valori, che propugna il sapere, la eguaglianza, la libertà e una educazione consapevole, critica, costruttiva e dialogante tra le generazioni. 

Da oltre 40 anni abbiamo fatto nostro a Montichiari il primo e fondamentale insegnamento di don Milani: il problema della scuola è costituito dai giovani che perde per strada, da quelli che oggi più che ieri pensano che essa non serva a nulla, che loro non siano fatti per la scuola, quelli a cui la scuola sembra non aver nulla da dire. 

Ce lo ricordano ogni tanto con le loro graditissime visite i magnifici ragazzi di Barbiana, che in tanti ci hanno onorato della loro presenza a convegni e manifestazioni. 

Qualche anno fa gli ultimi a venire a trovarci furono Edoardo e Nevio, che saluto con affetto, e insieme ad essi don Mario Landi: conservo ancora vivo nel mio cuore il toccante, intimo ricordo che ci offrirono della fulgida esperienza umana, sociale e culturale vissuta con don Lorenzo. Solo una scuola socratica, pluralista e laica può essere per i nostri studenti una radice di civiltà, solo una scuola che sappia prendersi cura di tutti loro, a partire dagli ultimi, può contribuire a rendere il mondo più umano e sviluppare quella cultura della solidarietà e della fratellanza che è l’unica via da percorrere per costruire insieme il bene comune”.