È con grande piacere e interesse che ho accettato l’invito della signora Maggi a visitare la ghiacciaia che più di vent’anni fa lei e il marito hanno scoperto sotto il loro giardino, su segnalazione del sign. Natale Amadio, che ricordava di esserci andato spesso col suo papà da bambino. Nel cuore di Montichiari, in via Antiche Mura, di fianco alla Chiesa del Suffragio, c’è questa enorme ghiacciaia, che gli esperti archeologi fanno risalire al 1400, collegata ad un’altra adiacente, probabilmente più capiente, mai però svuotata e portata alla luce. Profonda 8 metri e mezzo, di forma ovoidale, troncoconica, con la base minore sul fondo, vi si accede da un’angusta scala in mattoni che dà su un balconcino, dal quale per scendere ulteriormente più in basso si usava una scala a pioli in legno. Veniva riempita a strati alternati con 90 cm di ghiaccio, 10 cm di foglie secche e di paglia, misure segnate da file di mattoni inseriti in diagonale. D’inverno si raccoglieva il ghiaccio nei fossi della campagna monteclarense, all’epoca sempre ghiacciati per le rigide temperature e se durante l’estate non bastava, si comprava in blocchi dalle fabbriche in quota delle Prealpi, trasportati di notte con carri trainati da buoi, stipati in botti di sughero. Svuotare la ghiacciaia della terra di cui si era riempita, oltre ad ulteriori lavori per metterla in sicurezza e dotarla di illuminazione per essere ben visibile fino in profondità, è costato tanto lavoro e tanti euro alla famiglia Maggi – Montini. È un reperto storico, unico a Montichiari, che testimonia uno spaccato di vita dei cittadini monteclarensi, che ne hanno usufruito dal 1400 e indicativamente fino al 1927, ognuno portando la sua quantità di alimenti da congelare, trovando il modo di distinguere ognuno il proprio. Furono in seguito messi a disposizione frigoriferi industriali, nei quali si producevano stecche di ghiaccio che le famiglie dotate di una piccola ghiacciaia casalinga, compravano per congelare carne o altri alimenti a casa propria; ma ovviamente queste stecche si scioglievano in brevissimo tempo. Solo intorno agli anni ’50 furono messi in commercio modelli di frigoriferi ad uso familiare. Visitata ogni anno da scolaresche e privati, la ghiacciaia lascia davvero stupiti, come tutte le costruzioni antiche rimaste intatte, frutto perciò di grande maestrìa di professionisti che non avevano mezzi sofisticati come quelli odierni, eppure sapevano fare calcoli precisi, usare materiali solidi e trovare strategie con stupefacente ingegno, fantasia, ottenendo risultati impensabili rispetto alle conoscenze dell’epoca. Un sentito grazie dunque va a questa famiglia che, pur sapendo che non ne avrebbe ricavato alcun utile, ha deciso di investire tanto di tasca propria mettendola poi a disposizione di tutti, sempre accogliente e disponibile.
Ornella Olfi