Cvd: come volevasi dimostrare… Ricordate tutti gli annunci (dei quali avevamo scritto anche su queste colonne) relativi all’aeroporto di Montichiari, il Gabriele D’Annunzio, che, così almeno ci avevano detto, era destinato a diventare, nei prossimi anni, ma comunque a breve, un hub? 

Un grande hub, da far concorrenza agi altri scali merci del Nord Italia?

Ebbene, notizia fresca: il D’Annunzio diventerà sì un hub, ma non così grande come era stato detto. Un hubbettino di mezzo proporzioni, insomma, che neanche ci pensa a far concorrenza agli altri scali. 

È che, causa Covid, causa mercato, causa quello che volete voi, la Catullo, la società che gestisce gli scali aeroportuali di Villafranca e Montichiari, ha deciso di tagliare gli investimenti sul-l’aeroporto bresciano.

Investimenti che arriveranno, questo è sempre vero, ma, se non proprio col contagocce, quasi; e comunque moto meno di quanto ci si aspettava.

E non ce l’aspettavamo perché ce l’eravamo inventati, ma perché ci era stato detto.

Era stato detto che arrivavano una paccata di milioni per allungare la pista, costruire nuovi magazzini eccetera eccetera. 

Invece ne arriveranno solo 62, che sembrano tanti, ma sono molto meno rispetto a quelli che dovevano arrivare. 

Era stato detto che, nei prossimi anni, la quantità delle merci in transito a Montichiari sarebbe quasi decuplicata, invece, numeri alla mano, non si moltiplica per dieci, ma solo per due, o già di lì.

Tutto cvd: come volevasi dimostrare. 

Ovviamente non entriamo nel merito delle strategie industriali e di mercato: se la Catullo ha preso queste decisioni avrà certamente i suoi buoni motivi. Avrà valutato i pro e i contro, quindi, fatti due calcoli, ha deciso di conseguenza. 

Soprattutto, perché così deve fare un consiglio di amministrazione, deve decidere per il meglio della «creatura» di cui si deve prendere cura: l’aeroporto Catullo di Verona.

In buona compagnia (sono in molti a pensarla come noi), lo diciamo da anni: finché la proprietà rimarrà nelle mani die veronesi, l’aeroporto di Montichiari non decollerà mai. 

È ovvio che sia così, forse anche giusto: la Catullo prima pensa all’aeroporto di casa, poi, se ci sono soldi, a quello «esterno», badando bene, però, di fare un modo che il secondo non faccia ombra al primo.

Eravamo e siamo sempre convinti che se la proprietà del D’Annunzio passasse in mani bresciane sarebbe tutta un’altra cosa.

Gabriele Fiore