Egregio Direttore,

è da poco mancato monsignor Luciano Baronio, che fu parroco a Manerbio dal 1997 al 2005, dopo che monsignor Franceschetti era diventato vescovo di Fermo. L’entrata di un nuovo parroco è un evento che può generare reazioni diverse in una comunità: può essere visto come un momento di rinnovamento oppure suscitare resistenza e rammarico. È quanto è successo anche a Manerbio con “don” Baronio, come veniva chiamato da tutti, che fu subito apprezzato dalla maggioranza dei manerbiesi, al contrario di un gruppo di parrocchiani, che forse avrebbe voluto un parroco fatto su misura per loro. Qui dobbiamo anche dire che allora giravano voci che costoro avessero addirittura promosso una raccolta di firme, con petizione al vescovo, per far trasferire il parroco in altra sede. Nonostante fosse stato fatto tutto in gran segreto, la gente ne sarebbe venuta a conoscenza e le voci circolavano in tutto il paese. Secondo la voce popolare, questo gruppo sarebbe stato animato dal fatto di vedere il parroco non più animato dal rinnovamento delle strutture parrocchiali come il suo predecessore, ma bisogna anche dire che aveva trovato una situazione economica disastrosa, con un mare di debiti. A lui, poverino, non restava altro che pagarli e amministrare sul filo del rasoio. Non poteva assolutamente permettersi nuove spese, anche perché tra l’altro si era in un periodo di crisi economica nazionale, per cui le offerte e quindi le entrate della parrocchia erano diminuite. Secondo le chiacchiere di paese, di tutte queste difficoltà ne sarebbe stato incolpato proprio monsignor Baronio. In seguito a tutto ciò, non subito ma dopo parecchi mesi, l’incolpevole buon parroco fu trasferito ad altro incarico. Quello che si diceva ovunque era anche che, dopo che molti si erano dati da fare per fargli un regalo di addio postumo, questo era stato da lui giustamente rifiutato. Dopo alcuni anni in cui non ci furono più contatti con l’ex parroco, capitò un’occasione in cui monsignor Baronio fu invitato per un evento particolare, durante il quale, secondo “la voce della strada”, in un suo intervento, si sarebbe tolto pubblicamente parecchi sassolini dalle scarpe. Se tutto quanto detto fosse realmente accaduto, si sarebbe potuto dimostrare che non sempre quelli che si inginocchiano nei primi banchi sono anche i credenti più sinceri, accoglienti e di “specchiata virtù”. Quello che sembra giusto ora, è riabilitare definitivamente anche a Manerbio la figura di monsignor Baronio affinché la sua immagine di pastore capace, prudente, paziente e affidabile, rimanga sempre impressa positivamente nei ricordi dei manerbiesi.

Luigi Andoni e altri anziani di Manerbio