Egregio Direttore, 

molti cittadini manerbiesi non hanno condiviso a suo tempo la scelta del sindaco di mantenere, oltre alla carica di Primo Cittadino, anche quella di Presidente della Provincia di Brescia.

Se allora eravamo molto scettici sull’opportunità di “tenere il piede in due scarpe”, adesso non si può più continuare con questo mezzo servizio. 

Noi cittadini, non avendo nessun’arma in mano per cambiare la situazione, non intendiamo accettare questa specie di sede vacante, soprattutto per rispetto verso le istituzioni. 

L’unico vantaggio è quello del futuro afflusso turistico verso Manerbio, infatti, come accade anche al Castello di Padernello, molti turisti e curiosi lo visitano perché attratti dall’evanescente figura di una dama che apparirebbe vestita di bianco in cima allo scalone il 20 luglio, giorno della sua morte.

Orbene, qui da noi, nel Palazzo Luzzago ci sarebbe molto di più perché il “fantasma del Sindaco”, vista la sua perenne assenza, aleggerebbe in ogni momento tra le sale affrescate, e tantissimi potrebbero essere i visitatori paganti. 

La democrazia elettiva consente di indicare, attraverso il mezzo delle votazioni, il sindaco, che è colui che sceglie e decide al meglio per la Comunità. 

Certo, le regole prevedono che, in caso di assenza o impedimento temporaneo del Sindaco, egli sia sostituito dal Vice, ma qui si sta esagerando da molti mesi, dato il vuoto prolungato e visto che il Sindaco in pratica non è mai a portata di mano dei cittadini. 

Che fa tutto è il Vice Sindaco, bravo fin che si vuole, ma non è stato scelto ad amministrare il Comune, tranne che temporaneamente o per brevi periodi. 

Il cittadino deve potersi rapportare con chi ha scelto e non deve essere costretto a confrontarsi con chi incarna una figura impalpabile che si era impegnata a favore del bene comune e ad attuare un preciso programma.

Ma per quanto potremo ammirare ancora questa poltrona vuota? 

E soprattutto osservare il silenzio degli altri eletti?

Con la pandemia abbiamo constatato che possiamo lavorare da ogni luogo e, al limite, seguire le vicende manerbiesi anche dalla Nuova Zelanda, così come i dirigenti delle multinazionali sono collegati dai quattro angoli della Terra, ma Manerbio non è l’amministrazione di una grande impresa, bensì solo una piccola città di tredici mila anime che hanno vissuto e stanno vivendo con difficoltà l’attuale momento critico epidemico e che non si meritano un’ammini-strazione “smart working”. 

Servirebbe più rispetto verso gli elettori, in un palazzo dove agiscono soltanto dei comprimari, che fanno del loro meglio, ma appaiono un po’ senza guida e allo sbando.

Siamo certi che questa situazione possa essere anche assolutamente legittima, ma non era questo che gli elettori volevano.

Luigi Andoni e un gruppo di pensionati