Tanti sono gli interessi pubblico privati che ruotano all’interno di una piccola cittadina, ancora più nella nostra città di Manerbio, dove rispetto a molti territori limitrofi ci sono aree dismesse e immobili pubblici ormai caduti fra silenzio e cocci rotti nel silenzio generale, ma che occupano un posto ingombrante in termini di ricadute sull’intera cittadinanza.

Il secondo mandato della lista PD, oramai non più civica, è nella fase in cui l’opinione pubblica farà un bilancio sui grandi temi per i quali si gioca il futuro della comunità manerbiese, ormai rassegnata all’idea che “Manerbio è un paese morto dove si continuano a perdere occasioni”.

Aree dismesse quali: Ex Area Marzotto, ex Albaplast, ex DeGa, ex lavasecco Europa, ex centro Leone, ex Baisotti legnami, ex Bengodi, nonché immobili comunali quali: complesso piscina, ex distretto sanitario, ex caserma finanza, poli scolastici e sportivi, ex farmacia, parco sul Mella, la lista è certo lunga e piena di opportunità. Qualche sera fa abbiamo ascoltato con attenzione la commissione Urbanistica dove l’assessore competente, ad interrogazione del consigliere di minoranza Ferruccio Casaro sul tema di un possibile insediamento di un sito produttivo a vocazione green nell’ex lanificio ha risposto che: “Ad oggi è meno di uno studio di fattibilità, pressoché una visione raccontata verbalmente, nemmeno tradotto in un elaborato grafico, da parte nostra c’è stata la volontà di metterci a disposizione per poterne discutere, nessuna ha mai detto no”.

Oltre alla riqualificazione dell’area si parlerebbe di un volano da 100 nuovi posti di lavoro e fino a 60 milioni di investimento nel breve periodo.

Numeri che hanno acceso i riflettori della politica provinciale che non sta valutando “pressoché una visione” quel progetto.

Ci domandiamo quindi cosa accadrebbe se quell’inse-diamento vedesse la luce in un altro paese, magari limitrofo al nostro? 

Purtroppo la risposta a questa domanda sarebbe drammaticamente: niente.

La responsabilità potrebbe essere sempre di qualcun altro, l’assessore ai lavori pubblici del resto dice che “i privati non si sono messi d’accordo”, potrebbe quindi essere quindi solo colpa loro?

Ma potremmo essere sicuri di questa risposta?

Potremmo essere sicuri che l’errore non sia invece di natura politica?

Potremmo scartare a prescindere l’idea che purtroppo la nostra comunità vive in un limbo di un governo senza ambizioni?

Potremmo esser certi che l’amministrazione tutta si sia messa a disposizione per realizzare, sempre nel pieno rispetto delle regole, uno dei più grandi progetti di riqualificazione del nord Italia? 

Alcuni consiglieri comunali, qualche settimana fa, da noi sollecitati sulla questione hanno risposto con un “noi ci fidiamo di dell’as-sessore”

Siamo sicuri che una operazione così importante possa essere messa sul piano personale? 

Chiediamo dunque la apertura di un tavolo per ognuna delle aree sopra citate attivo 7 giorni su 7.

In questo panorama avere dei dubbi, purtroppo, risulta essere legittimo, dubbi che ora hanno sommerso anche il centro vaccinale.

Vista le gestione pandemica, apprezziamo il tentativo del presidente della provincia di addossare la colpa ad una “schizofrenica regione”, ma viene altresì logico pensare che forse la scelta di utilizzare l’ex bocciodromo come polo vaccinale, con un numero limitato di slot, sia stata fin da subito una scelta inopportuna. 

Esistevano altre possibili soluzioni?

Da una semplice ricerca abbiamo identificato 4 aree che sarebbero state migliori e probabilmente idonee per ospitare un centro vaccinale sul nostro territorio di ben più ampie dimensioni e logisticamente in posizioni più accessibili, per fare un esempio, in alcuni paesi (in Italia) il gruppo LIDL ha concesso gratuitamente i propri spazi inutilizzati come centri vaccinali, Manerbio sarebbe potuto essere uno fra questi? 

Forse sarebbe bastato chiedere, ma ora, quel essere troppo sicuri, quel non volersi confrontare, ha portato la perdita del centro vaccinale e con essa la nascita di alcune serie problematiche soprattutto di natura logistica in quanto Castelletto di Leno non è servito adeguatamente da mezzi pubblici.

Vorremo che si parlasse di questi come di mille altri temi perché questa nostra comunità rischia di divenire tristemente periferia lasciandosi alle spalle quella meravigliosa velleità di divenire per davvero una città.

Mettiamoci in cammino.

Il coordinatore

Giovanni Braga Dettoni

per “Italia viva Manerbio”